Domenica 28 ottobre 2014 si è svolta al Count Basie Jazz Club di Genova la prima serata di Non sparate allo scrittore!, contest di racconti brevi e musica nato in collaborazione con Elisa Traverso e il Collettivo Linea S. La squadra vincitrice, il cui tema era Accordi, è composta da Federica Kessisoglu, Paolo Gerbella e Annamaria Frigerio. Pubblichiamo il racconto L’accordo perfetto, di Federica Kessisoglu. Diario di bordo AD 4554 giorno 255 Oggi ascolto e aspiro e distinguo e canto. Oggi come ieri, come nel giorno 59, come non ricordo più da quanto … Oggi voglio scrivere di me, di quello che è successo, di quello che succede, perché forse sto per diventare pazzo e invece devo mantenermi lucido, devo tenermi aggrappato alle parole, ai suoni che sento nella testa, distinti, precisi. Oggi scrivo la fine che è domani o tra un minuto o tra milioni di anni. Il mio nome non è importante. Sono un musicista o, per meglio dire, lo ero. Passavo le giornate a combinare note, a fissare tempi e sospensioni, a inventare accordi, ad ascoltare i suoni dei pianeti. In un giorno del passato tutto questo ha cessato di essere. In quel giorno del passato, non so come, il mondo allora conosciuto è stato violentato da un rumore lancinante, intollerabile. L’unica cosa che so è che questo rumore è l’insieme di tutti i suoni prodotti dal big bang a oggi. È come se i suoni non si fossero mai estinti. È come se si fossero accumulati da qualche parte. Forse si sono solidificati, si sono fatti stella e poi supernova invadendo lo spazio, ogni angolo della terra, insinuandosi dappertutto, formando una cappa di note impazzite, di frastuono, di parole tutto attorno e dentro e fuori, diventando insopportabili all’orecchio umano e non umano. Gli animali sono stati i primi a impazzire. La sordità precoce è divenuta la patologia più diffusa, rifugio sicuro dalla follia. In quel giorno del passato e in quelli successivi, a quel rumore riuscii a trovare un senso. Riuscii a distinguere delle note, dei suoni che potevano essere combinati in accordi, in armonie. Si trattava solo di trovare il modo di isolarli, perché altri oltre a me sentissero quella musica meravigliosa. Con l’aiuto di un amico ingegnere costruii una macchina che intercettava le famiglie di frequenze e le traduceva in suoni armonici: lo strumento li registrava isolandoli dal resto. Ma tutto questo è stato inutile. Sono stato accusato di alimentare la “cacofonia cosmica”, così l’hanno chiamata. La commissione disciplinare interplanetaria mi ha condannato a cinque anni di lavori socialmente utili. Sono rinchiuso da due anni in una navicella di due metri per quattro, sperduto nel vuoto cosmico a ripulire lo spazio dall’inquinamento acustico. Aspiro i suoni, come potrei aspirare la polvere, da più di seicento giorni. Qualcuno, se ci sarà ancora qualcuno, forse leggerà queste righe, forse capirà, forse giudicherà, ma saprà ascoltare? Ora riesco a distinguere un sol, il rumore della pioggia sulle foglie di un platano, il risolino acuto di alcuni bambini che giocano a rincorrersi. Ascolto e aspiro e distinguo e canto. E poi ascolto e aspiro e distinguo e canto. Ecco, non sono pazzo! Di nuovo un sol ma questa volta minore e il canto del cuculo e una mezza frase tra due innamorati… prima o poi troverò l’accordo perfetto e allora rimarrà solo luce. La fine capirà come ascoltare. Non sono pazzo… ascolto e aspiro e distinguo e canto… ascolto e aspiro e distinguo e canto… Ricordiamo che il prossimo appuntamento con Non sparate allo scrittore! è domenica 30 novembre. Tema della serata: malattie esantematiche.
È partita poco più di una settimana fa la stagione teatrale 2014 /2015 al Teatro dell’Archivolto. Ad aprirla Neri Marcorè e la Banda Osiris con lo spettacolo Beatles Submarine, testi e regia di Giorgio Gallione. Non un tributo ai quattro di Liverpool, ma uno spettacolo surreale e visionario che “costringe” lo spettatore a salire sul sottomarino giallo insieme a Paul, John, Ringo e George che a distanza di cinquant’anni sembra non abbiano mai smesso di suonare. “Paul, John, Ringo e George che a distanza di cinquant’anni sembra non abbiano mai smesso di suonare.” Le musiche, interpretate e rivisitate dalla Banda Osiris, si alternano a brevi monologhi durante i quali Neri Marcorè, nella doppia veste di cantante e attore, racconta la storia degli “scarafaggi”, dalla prima ospitata televisiva alla morte per mano di Mark David Chapman di John Lennon. E poi ancora la beatlesmania, le poesie di Paul McCartney, i racconti di Lennon, e le pagine di Alice di Lewis Carrol. Beatles submarine mi ha divertito ed emozionato, mi ha fatto cantare e mi ha lasciato con un po’ di nostalgia per non aver vissuto l’epoca dei Fab Four. Al termine dello spettacolo una sorpresa per gli spettatori, che si ripeterà per tutte e cinque le produzioni dell’Archivolto. Una volta calato il sipario il pubblico potrà fermarsi in sala e incontrare Giorgio Gallione, che racconterà come nasce uno spettacolo, dall’idea alla versione definitiva, e che risponderà alle domande e alla curiosità dei presenti. Leggere uno spettacolo è un modo per avvicinare il teatro agli spettatori, creando una via privilegiata di comunicazione, per me è stato un modo per appropriarmi ancora di più dello spettacolo che avevo appena visto, cogliendo dettagli e sfumature che avevo trascurato. Da ripetere.
Un tema portante, tre parole in gara. Tre squadre di scrittori per nove brani raccontati ad alta voce. Uno scrittore (o scrittrice) genovese che gioca con loro. Un musicista che esalta le atmosfere. Una giuria popolare formata da tutto il pubblico che vota. Un’antologia visiva di reading e musica per una serata intrigante dove la scrittura è gioco. Da ottobre a dicembre 2014 Officina Letteraria partecipa a Non sparate allo scrittore!, un contest di racconti brevi e musica che si terrà presso il Count Basie Jazz Club di Genova ed è stata ideata e organizzata da un gruppo di ex allievi dei nostri laboratori di scrittura. La rassegna, ideata da Elisa Traverso in collaborazione con il Collettivo Linea S, è articolata in tre appuntamenti: per ogni serata è stato scelto un tema e tre parole, intorno alle quali si sfideranno tre squadre di scrittori, ciascuna capitanata da un membro del Collettivo Linea S. A coronare la serata saranno uno “scrittore guest star”, scelto tra i Maestri di Officina, e un accompagnamento musicale. Programma di Non sparate allo scrittore! Domenica 26 ottobre ore 21 “NON LA SOLITA MUSICA” Parole in gara: #CORI #CORDE #ACCORDI Guest Sara Rattaro, musica con Stefano Ronchi Domenica 30 novembre ore 21 “MALATTIE ESANTEMATICHE” Parole in gara: # PUNTINI #PRURITI #FEBBRI Guest Barbara Fiorio, musica con Max Vigilante Domenica 28 Dicembre ore 21 “LUOGHI COMUNI” Parole in gara: #CASA #CHIESA #CESSO* Guest Bruno Morchio, musica con Max Vigilante. L’ingresso alle serate è libero con tessera ARCI.
MeP, il Movimento per l’emancipazione della Poesia. Se vi è capitato di aprire un libro, preso in prestito in biblioteca o appena comprato, e trovare in mezzo alle pagine un foglio con una poesia, ecco, allora sapete di chi sto parlando. Oppure può essere che l’abbiate trovata per strada. L’incontro improvviso, fortuito, che avviene dietro un angolo, oppure quasi di schianto, contro un muro che proprio non vi aspettavate, è forse meno intimo, ma più emozionante. Solenne, quasi. Ma che luoghi abita la poesia? Se chiedete ai poeti del MeP, il Movimento per l’emancipazione della Poesia, vi sentirete rispondere che non si tratta di luoghi adatti o meno, il problema è il ruolo. “Ad oggi la poesia non possiede, nella volgare società contemporanea, il ruolo che dovrebbe, per ragioni culturali e storiche…” “Ad oggi la poesia non possiede, nella volgare società contemporanea, il ruolo che dovrebbe, per ragioni culturali e storiche, spettarle. E non perché essa non sia ancora portatrice della capacità di comunicare e suscitare emozioni, sentimenti e fantasie, quanto perché, sebbene si continui a scriverla, non si continua a leggerla, preferendo basso e vuoto intrattenimento” (dal Manifesto del Movimento) Poesia con prepotenza, se occorre. Il MeP, nato a Firenze nel 2010 e poi diffusosi in diverse città italiane, è formato da poeti anonimi (perché è la poesia che deve avere il risalto maggiore) e si propone proprio di rinnovare l’interesse e il rispetto per questa forma di scrittura, svincolandola dal libro stampato attraverso affissioni, eventi, reading, fotografie, esposizioni, trasmissioni, diffusione online. Con “prepotenza”, se occorre. Alcune azioni, infatti, tra cui l’attacchinaggio, non sono consentite dalla legge. Ma forse è davvero giunto il momento di scrivere sui muri, per così dire, di sfruttare quella “proprietà intrinseca della parola scritta per la quale risulta impossibile per chiunque getti su di essa lo sguardo non leggerla” (dallo Statuto). Perché ne abbiamo bisogno. Perché adesso, da quando ne ho incontrata una, a Genova, nei vicoli, da quel momento i miei occhi cercano la poesia dappertutto.
Internazionale a Ferrara 2014: un weekend con tutti i giornalisti del mondo. Venerdì 3 Ottobre sono salita su un treno, per la verità tre, e sono scesa a Ferrara. Cominciava quella mattina l’ottava edizione del Internazionale a Ferrara 2014, settimanale italiano di informazione che pubblica articoli di influenti giornali stranieri tradotti in lingua italiana. “Una finestra spalancata sul mondo”, intensivamente, per tre giorni, da venerdì a domenica e che raduna molti protagonisti del migliore giornalismo internazionale, in un susseguirsi di interviste, proiezioni di film e documentari, dibattiti, presentazioni di libri, dialoghi sulla cultura e workshop con scrittori, giornalisti, fotografi, registi e creativi. Maisa Saleh contro il regno del silenzio: il mondo deve sapere Cammino per le strade del centro storico di Ferrara per raggiungere i vari luoghi del festival e partecipare agli incontri, scopro una città limpida e formicolante di universitari e biciclette. L’inaugurazione del Festival si svolge dentro al Cinema Apollo, subito dopo assisto all’assegnazione del premio giornalistico Anna Politkovskaja, che quest’anno è stato attribuito alla giornalista siriana Maisa Saleh. Maisa è una ragazza di poco più di trent’anni, nella vita faceva l’infermiera ad Aleppo, ma un giorno ha deciso di prendere parte a quella rivoluzione pacifica contro la dittatura, contro la negazione di tutti i diritti e le libertà, ma soprattutto contro quel che definisce il “regno del silenzio” di una Siria pre rivoluzionaria in cui dentro ad ogni casa nessun genitore parlava a propri figli di quello che stava accadendo. Così Maisa è diventata prima attivista e poi giornalista, ha condotto un programma su Orient tv, rischiando la vita ad ogni servizio ed è stata arrestata e torturata dal regime per essere andata alla ricerca della verità, una verità che ha ben poco a che fare con la piega integralista ed estremista che ha preso una parte della rivoluzione, e per averla diffusa. Maisa Saleh, penso, ha fatto del raccontare la sua missione. Ha imparato da sola, non ha frequentato nessuna scuola che le insegnasse come farlo, è stata mossa, credo, da quell’esigenza profonda e viscerale che è propria di tutti i narratori: l’ardere sotto la pelle di una storia che ha bisogno di trovare una voce, che freme per essere condotta alle orecchie di qualcun altro, perché questo qualcun altro la accolga e la senta un po’ sua, perché questo qualcun altro sappia e attraverso essa possa conoscere il mondo in cui vive e soprattutto possa imparare qualcosa. “Tutto questo non accade lontano da noi e in un tempo altro” dice, “bisogna raccontare queste storie” “Tutto questo non accade lontano da noi e in un tempo altro” dice, “bisogna raccontare queste storie” perché questa follia non dilaghi in altre parti del mondo. Credo che in fondo non ci sia molta differenza tra il giornalismo di Maisa e l’esperienza della scrittura e della lettura: sono tutte parole fatte per salvare. Cambiare, un millimetro alla volta. Internazionale a Ferrara 2014 prosegue e io mi dirigo verso altri luoghi, ascolto, in apertura all’incontro “L’Esplosione”, il meraviglioso monologo satirico di Karl Sharro, giornalista e scrittore inglese di origini irachene i cui messaggi satirici contro l’oriente e l’occidente sono seguiti ormai da milioni e milioni di follower su Twitter. Nel pomeriggio raggiungo la Biblioteca Ariostea per sentir parlare Marino Sinibaldi, giornalista, critico letterario, vicedirettore di Rai Radio 3 e ideatore della trasmissione di libri Fahrenheit e della Festa del libro e della lettura Libri come. È Giuliano Milani, giornalista di Internazionale, a presentare il suo libro, “Un millimetro in là, intervista sulla cultura“. Il millimetro di cui parla Sinibaldi nel libro è quello spazio di cambiamento che possiamo raggiungere attraverso la cultura. L’accesso alla cultura letteraria e alla cultura in generale non è mai stato così facile e immediato come oggi, dice Sinibaldi. Abbiamo raggiunto un livello di evoluzione tecnologica tale, che ci è permesso di avere accesso a qualsiasi tipo di informazione in ogni istante e in ogni luogo. La stessa comunicazione ormai non ha più limiti né di spazio né di tempo. Il punto è riuscire a prendere coscienza dell’importanza di questo risultato e capire come usarlo nel migliore dei modi. “I libri sono somma di immaginazione e immedesimazione: il libro ti costringe a immaginare” Si finisce a parlare di libri. I libri, dice Sinibaldi, sono somma di immaginazione e immedesimazione: il libro ti costringe a immaginare, perché il testo, di per sé, non è nulla senza l’immaginazione del lettore. Non si può leggere un romanzo senza immedesimarsi nei sentimenti dei personaggi e senza immaginare i loro volti. È questo che rende la lettura “una cosa dove devi fare qualcosa tu”. Leggere allena all’autonomia. “Autonomia è una parola bellissima, significa costruirsi una personalità e la letteratura è una grande addestratrice”. Perché l’umanità ha bisogno di storie? Il lettore legge la sua vita attraverso la letteratura e trova in essa una sorta di “rotta”, spesso l’appagamento di un forte bisogno di consolazione. Insomma, i libri ti cambiano la vita e ti rendono capace di scegliere. Siamo tornati all’inizio, a Maisa e alle parole che salvano. Il Festival prosegue e io torno a casa, un po’ più ricca di prima.
Segnaliamo che sono aperte le iscrizioni per la IV edizione del Premio Letterario La Giara, concorso per romanzi inediti in lingua italiana scritti da autori di età inferiore ai 39 anni. La scadenza del bando è il 31 dicembre 2014. Regolamento del concorso Il concorso è riservato a scrittori, residenti in Italia, di età compresa tra i 18 e i 39 anni compiuti alla data di inizio del Premio (ossia il 7 aprile 2014). I partecipanti devono inviare entro il 31 dicembre 2014 una sola opera di narrativa in prosa, scritta in lingua italiana, originale e inedita. La lunghezza complessiva dell’opera deve essere uguale o superiore a 180.000 caratteri (spazi inclusi). Sono escluse dal Premio le raccolte di racconti. Le opere dovranno essere inviate in 6 copie cartacee (più 1 in formato elettronico) all’indirizzo postale del Premio corrispondente alla propria Regione di residenza. Per la Liguria, l’indirizzo cui inviare l’opera è “Premio La Giara – C/O Sede regionale Rai per la Liguria – corso Europa, 125 – 16132 Genova”. Una prima selezione avviene su base regionale, in funzione della Regione di residenza dell’autore. Le opere saranno valutate dunque in due fasi, da altrettante giurie di esperti in ambito letterario nominate da Rai. Il Premio consiste nella pubblicazione dell’opera vincitrice a cura di RAI Eri, con vendita nelle principali librerie nazionali e opzione per l’eventuale trasposizione cinematografica e televisiva. Il contratto di edizione prevede il riconoscimento all’autore di una quota pari al 7%, calcolata sul prezzo di copertina al netto dell’Iva. La premiazione si terrà alla fine di luglio 2015, nel corso di un evento televisivo trasmesso sui canali RAI dalla Valle dei Templi di Agrigento. Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito web del Premio Letterario La Giara 2014.
Frida e Diego sono approdati a Genova. Finalmente, almeno per me che amo Frida Kahlo, il 20 settembre è stata inaugurata la mostra dedicata ai due artisti messicani. Duecento opere, tra dipinti e fotografie, occuperanno gli appartamenti del Doge a Palazzo Ducale fino all’8 febbraio 2015. Nelle dodici sale si alternano i dipinti di Diego e gli autoritratti di Frida, in un percorso che racconta al visitatore non solo l’arte, ma, soprattutto, la vita dei coniugi Rivera. Una vita intensa, bella e dolorosa quella di Frida e Diego, uniti dall’amore per l’arte, per il Messico e la rivoluzione. Una coppia non convenzionale, “l’elefante e la colomba” li definì il padre di Frida, Guillermo Kahlo, quando seppe che la sua giovane e delicata figlia voleva sposare Diego Rivera, pittore della rivoluzione messicana con un corpo massiccio e grossolano, tanto più grande di lei e con mogli e figli alle spalle. Diego Rivera dipingeva la storia nazionale messicana e la rivoluzione nei suoi grandi murales, Frida Kahlo ritraeva solo se stessa. Diego Rivera dipingeva la storia nazionale messicana e la rivoluzione nei suoi grandi murales, Frida Kahlo ritraeva solo se stessa. “La mia pittura porta il messaggio del dolore, la mia pittura non è rivoluzionaria”, aveva dichiarato Frida durante un’intervista. Il dolore di cui parla è il dolore per quel corpo disgraziato che le era toccato in sorte, per i figli che non era riuscita a partorire, per i tradimenti di Diego, che, a sua volta, lei stessa tradiva. Due vite da romanzo, di quelli da leggere tutto di un fiato. E sono tanti, infatti, gli scrittori che si sono dedicati a Frida e Diego: Jean- Marie Le Clézio che ha raccontato la loro storia nel suo “Diego e Frida, un amore assoluto sullo sfondo del Messico rivoluzionario”; Pino Cacucci che ha dato la voce a Frida nel suo monologo “Viva la vida!”, e, ancora, la scrittrice croata Slavenka Drakulic con il suo romanzo “Il letto di Frida”. Se siete a Genova, se passate di qua, visitate la mostra: la forza di Frida Kahlo, la sua voglia di vivere, il desiderio di andarsene per non tornare vi colpiranno e Diego e Frida non vi lasceranno più!
È cominciata ufficialmente oggi (nonostante alcune delle iniziative fossero state già presentate nei giorni scorsi) la quarta edizione del Festival Sugarpulp di Padova (da quest’anno Sugarcon). Ho assistito purtroppo solo alla prima edizione del festival, nel 2011: c’ero capitata – e lo ammetto senza pudore – per ascoltare e guardare con occhi adoranti Joe Lansdale, uno dei miei scrittori preferiti. Il mio tenero cuore da fangirl in quell’occasione mi ha portato a scoprire con gioia e meraviglia una delle realtà più dinamiche, interessanti e innovative che ci ritroviamo sul territorio nazionale: l’associazione culturale Sugarpulp. …una delle realtà più dinamiche, interessanti e innovative che ci ritroviamo sul territorio nazionale: l’associazione culturale Sugarpulp… Nata nel gennaio del 2011 dalla mente di Giacomo Brunoro e Matteo Strukul (autore del recente e bellissimo La giostra dei fiori spezzati, Mondadori) l’associazione cura oggi sia la rivista Sugarpulp Magazine che il festival SugarCon e si occupa di promozione culturale, letteratura di genere, scoperta o “importazione” di nuove voci, cinema e fumetti. Il festival SugarCon (che andrà avanti a ritmi serratissimi fino a domenica 28 settembre) anche quest’anno propone un calendario ricco di appuntamenti e di ospiti internazionali: da Tim Williocks, a Victor Gischler, alla “nostrana” Licia Troisi, e per la sezione Comics tra gli altri Giorgio Cavazzano. Gli eventi (workshop, presentazioni, convegni) si svolgono in varie sedi nel centro di Padova: da Palazzo Zuckermann, allo storico caffè Pedrocchi, al Sottopasso della Stua. Se siete della zona o avete modo di fare… un salto a Padova, vi consiglio di cuore di andare a seguire il festival. Fatelo anche per me, che vi invidierò non poco.
Officina Letteraria, in collaborazione con il negozio di abbigliamento Lo Spaventapasseri, presenta il concorso letterario Il mio vestito, una seconda pelle. Si partecipa con un racconto inedito, da inviare entro il 30/09. In palio la pubblicazione sul blog di Officina Letteraria, una tessera per i Sabati in Officina e un regalo da Lo Spaventapasseri. Regolamento del concorso letterario 1. Si partecipa al concorso con un racconto sul tema Il mio vestito, la mia seconda pelle, di lunghezza compresa tra le 9.000 e le 15.000 battute spazi inclusi (Times New Roman corpo 12, ogni cartella 1.800 battute spazi inclusi). 2. Il concorso è aperto a tutti. 3. Il racconto deve essere inviato o consegnato entro martedì 30 settembre 2014, in 5 copie al negozio Lo Spaventapasseri (via Luccoli, Genova) o inviato per posta a Officina Letteraria (via Cairoli 4B, 16124 Genova). 4. Al racconto deve essere allegato un foglio con i dati dell’autore: nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero telefonico e indirizzo mail. 5. Non è possibile partecipare con racconti già pubblicati. 6. I diritti sui racconti restano di proprietà degli autori, con il consenso dato a Officina Letteraria e Lo Spaventapasseri di pubblicare sulle loro piattaforme web il racconto primo classificato. La commissione di lettura composta da Emilia Marasco, Ester Armanino, Valentina Mosconi e Cristina Carrossino terminerà i lavori entro il 30/10. La premiazione avverrà venerdì 7 novembre presso Lo Spaventapasseri. Saranno selezionati 3 racconti. Il 1° classificato sarà pubblicato sul sito di Officina Letteraria e sulla pagina Facebook de Lo Spaventapasseri. Sarà inoltre premiato con una tessera per 5 Sabati di laboratorio a Officina Letteraria e con un abito de Lo Spaventapasseri a scelta. Il 2° classificato sarà premiato con una tessera per 3 Sabati in Officina e un golf a scelta de Lo Spaventapasseri Il 3° classificato sarà premiato con una tessera per 2 Sabati in Officina e un accessorio a scelta de Lo Spaventapasseri.
Questo terzo post sui lavori in corso a Officina Letteraria è dedicato a un’attività cominciata nell’estate 2012, la settimana nota come Scrivere ad Apricale. Un laboratorio di scrittura e una settimana di vacanza nel paese medievale della Val Nervia, un luogo ricco di suggestioni per chi ama scrivere: non isolato, ma appartato e abbarbicato sulla pendice al sole di una collina, escluso alle automobili, un paese di pietra, circondato dal verde e dagli ulivi e dalla natura aspra e ruvida tipica della Liguria e in particolare delle zone di confine. Il laboratorio, condotto da Emilia Marasco, Bruno Morchio e Claudia Priano, ha favorito una relazione tra i partecipanti e il luogo attraverso l’incontro con gli abitanti e le loro storie. Il Comune di Apricale ha messo a disposizione la Biblioteca, Atelier A si è aperto per l’affollato reading finale, il tempo libero è stato utilizzato da ciascuno per la scoperta del paese e l’esplorazione dei dintorni. Durante il laboratorio si sono lette le pagine di Calvino, Biamonti, Orengo. L’esperienza ci ha confermato il valore del viaggio come proposta per i laboratori di scrittura. Spaesarsi, cambiare punto di vista, acquisire consapevolezza di un proprio modo di percepire e vivere gli spazi e trasformare tutto questo in parole, raccogliere storie, lasciarsi attraversare dalle storie, raccontarle. In un tempo in cui si è in ogni dove senza muoversi da casa, in cui si è insieme agli altri stando ben fermi nella propria solitudine, in cui è possibile documentarsi su luoghi, persone e storie con un clic, ogni tanto è importante prendersi una vacanza, respirare una boccata d’aria, toccare con mano ed essere davvero da qualche parte con qualcuno. Dobbiamo creare momenti di scambio tra i due binari sui quali corre il nostro tempo. Così è nato SCRIVERE A… Dopo Scrivere ad Apricale ci sono stati Scrivere a Varsavia e Scrivere a Cracovia. Grazie alla SIL (Società Italiana Letterate) è entrata a far parte del gruppo di Officina Letteraria Zuzanna Krasnopolska, ricercatrice dell’Università di Varsavia specializzata in Italianistica, che ha organizzato i viaggi di Officina a Varsavia nel 2013 e a Cracovia nel 2014 e che, nel 2015, ci accompagnerà a Praga. Abbiamo scritto a Varsavia dopo aver incontrato alcuni giovani studiosi di Lingua Italiana all’Università, dopo aver percorso la città sulle orme dei protagonisti di alcuni romanzi, dopo aver ascoltato poesie e canzoni, visto film. I racconti scritti dai partecipanti al viaggio e dagli studenti dell’Università sono stati letti nella sala del Museo della Letteratura di Varsavia, in ogni racconto c’era una traccia dell’incontro con Varsavia e dell’incontro con le persone. Abbiamo scritto a Cracovia dopo un seminario sulle antiche leggende cracoviane, dopo la visita alla città e al suo ghetto, alla Kricoteka di Thadeus Kantor, ad Auschwitz e Birkenau, alle miniere di sale. Con la nuova stagione di Officina, per arricchire e diversificare l’attività e offrire esperienze accessibili a tutti, scriveremo a Praga a giugno 2015 ma, nel corso dell’anno, scriveremo a Milano con Elena Mearini in collaborazione con Art in the City, scriveremo In cammino con Laura Guglielmi, Giacomo Revelli e Marino Magliani in un percorso di trekking e nell’estate 2015 ci sarà una Summer School ad Apricale. Nel frattempo scriveremo ( e leggeremo) nella sede di Officina Letteraria in via Cairoli4/B, nei caffè, nelle librerie, nei musei, in giro per la città e al Palazzo Ducale di Genova, in un laboratorio aperto al Festival L’Altra metà del libro.
Autunno, è tempo di scrivere. La fine dell’estate, anche quando la stagione è volubile e poco all’altezza delle aspettative, apre sempre a nuove energie, propositi e progetti. È tempo di scrivere. Perché? Perché è ora di tirare fuori un sogno dal cassetto, è ora di cimentarci con uno strumento che sappiamo o pensiamo di possedere, è ora di consolidare una pratica, di confrontarci con qualcuno, è ora di consegnare a una pagina i pensieri che ci attraversano la mente. È tempo di ripresa e di novità. Ecco le novità di Officina Letteraria che troverete su questo sito, ma anche su www.mentelocale.it a partire da settembre. Tre livelli di Laboratori per chi vuole affrontare un percorso graduale di approfondimento delle tecniche di narrazione. Quest’anno li abbiamo identificati con un titolo: La Grammatica delle Storie è il primo, I Ferri del Mestiere il secondo, Una stanza tutta per sé il terzo. A guidare i partecipanti nel viaggio dentro le storie e la scrittura, fino alla realizzazione di un progetto personale, saranno Ester Armanino, Laura Bosio, Emilia Marasco, Bruno Morchio e Sara Rattaro. Per questi laboratori sono previsti anche gli interventi di Federica Manzon, editor Mondadori e scrittrice, e di Elisa Tonani, esperta di punteggiatura. Per chi cerca una situazione meno impegnativa e strutturata, ma ugualmente ricca di stimoli e di incontri, c’è il laboratorio Leggere e Scrivere, con un tutor che coordina tanti interventi di scrittori e professionisti diversi che porteranno un suggerimento di lettura e una proposta di scrittura: Valeria Corciolani, Gaia De Pascale, Barbara Fiorio, Laura Guglielmi, Elena Mearini, Antonio Paolacci e Cesare Viel. Un Laboratorio che prevede alcune sessioni di scrittura anche in spazi diversi dalla sede di Officina, come librerie, caffè, musei. La positiva esperienza, nella passata stagione, del Sabato in Officina dedicato alla scrittura per l’infanzia, ci ha convinti a dedicare uno spazio più ampio a un genere che ha anche fortuna e solidità editoriale, che interessa ai genitori, agli insegnanti e molti aspiranti scrittori. Il laboratorio Oltre le fiabe sarà condotto da Anselmo Roveda e Sara Boero, in collaborazione con la rivista Andersen e con l’associazione Officine narrative, con interventi di illustratori e specialisti del settore. Da ottobre riprende anche il fortunato ciclo Sabato in Officina, una full immersion di sei ore, un sabato al mese, sempre con scrittori e artisti diversi. I primi tre incontri saranno con Gaia De Pascale per Scrivere di viaggi, Pino Petruzzelli per Scrivere un monologo, Giampiero Alloisio per Scrivere una canzone. Si proseguirà con Chicca Gagliardo, Elena Mearini, Antonio Paolacci, Patrizia Traverso e altri autori che porteranno la loro esperienza in un’attività di laboratorio. L’anno nuovo porterà il Corso pratico di editoria e scrittura di Antonio Paolacci, il Laboratorio di lettura consapevole Ad alta voce tenuto da Dario Manera, due workshop, con Giulio Mozzi e Paolo Nori e il Laboratorio di legatoria con Marta Wrubl. A conclusione dell’attività, a maggio, la settimana intensiva sulla Sceneggiatura per il cinema con Federica Pontremoli, un laboratorio di 35 ore. È tempo di scrivere.
Il nostro sito è in fase di aggiornamento, prossimamente pubblicheremo le informazioni sui laboratori di Officina Letteraria che avranno inizio a Ottobre 2014. Nel frattempo vogliamo fare alcune considerazioni sull’esperienza che volge al suo quarto ciclo e anticipare le novità 2014/2015. Cominciamo con un bilancio, riserviamo il prossimo post alle informazioni sui laboratori. Dal primo esperimento avviato nel 2012 da Emilia Marasco e Claudia Priano nel Centro polivalente della Sala Sivori a Genova, Officina Letteraria è cresciuta con un numero di ottanta partecipanti ai laboratori nel 2014 e con una ventina di maestri, tra scrittori continuativamente impegnati nei laboratori e scrittori ospiti. La crescita ha coinciso con il trasferimento nella sede di Via Cairoli 4/B, che oltre ad avere il fascino proprio degli spazi del centro storico di Genova – tre grandi stanze con volte a crociera e un angolo per un caffè o un the e quattro chiacchiere affacciato sul chiostro della chiesa di San Siro – offre la possibilità di ospitare mostre di arti visive, reading, presentazioni di libri, conferenze. Spazi, persone e linguaggi espressivi differenti hanno creato occasioni di incontro, di scambio, di collaborazione moltiplicando l’esperienza di Officina Letteraria: in questi anni abbiamo realizzato un laboratorio di romanzo collettivo che ha prodotto un breve romanzo scritto da dieci persone e occasione di un reading al Festival Suq 2013, un’antologia di racconti pubblicata in ebook dall’editrice digitale Emmabooks con il titolo Senza Amore, un reading con Paolo Nori a Palazzo Ducale e, sempre al Ducale, il laboratorio aperto Scrittura Site Specific con Ester Armanino e Emilia Marasco, una passeggiata letteraria attraverso la città: Genova tra luoghi e parole, la partecipazione con otto racconti e un reading alla mostra e convegno Dimenticare a memoria organizzati quest’anno da Arcigay Approdo alla Commenda di Pré. Negli spazi di Officina Letteraria hanno esposto gli artisti Stefania Boiano, Elena Cavallo, Gregorio Giannotta, Sergio Leta, Mauro Panichella, Patrizia Traverso, Giulia Vasta, Guido Zanoletti. Sono stati presentati i libri di Giuliano Galletta, Marino Magliani, Patrizia Traverso e Luigi Surdich. La filosofia di Officina Letteraria si fonda sulla promozione della scrittura attraverso la lettura, i laboratori di tecniche di narrativa, gli workshop e i seminari tematici. L’esperienza di Officina è un’esperienza di incontro e di scambio di riflessioni, di saperi come, in effetti, avviene nei laboratori artigianali, nelle vere officine. Si sperimenta, si prova insieme, si costruisce pian piano, senza fretta e con il piacere di stare dentro al fare e di fare insieme agli altri. La scrittura è un’esperienza che ha certamente necessità di solitudine ma non di isolamento, confrontarsi con gli altri, dialogare, condividere la stessa passione arricchisce l’esperienza e dà alla crescita individuale un significato che va oltre le eventuali aspirazioni ad un risultato concreto. Anche un reading, l’apertura di un blog ben fatto, la partecipazione a un concorso o a un’antologia sono risultati concreti, tanto più soddisfacenti se conseguiti all’interno o con il sostegno di un gruppo. I gruppi di Officina sono composti da persone di generazioni diverse, differenti per motivazioni e aspirazioni e questo mix finisce per essere prezioso per tutti. Naturalmente c’è attenzione per chi riesce a costruire un progetto personale, a trovare la propria voce. Fa parte di questa attenzione il collegamento che Officina Letteraria mantiene con agenti letterari e editor professionisti, sono già state ospiti, nella sede di Via Cairoli, Giulia Ichino, direttrice della Narrativa Italiana Mondadori, e Maria Paola Romeo della Grandi & Associati. Già tre romanzi di allievi di Officina Letteraria sono stati presentati a importanti editori e presto saremo in grado di annunciare una prima uscita.
Sulla mostra fotografica di Stefania Boiano. Il Camerun. Il Camerun è un’isola tranquilla paragonata alle violente regioni vicine. Questa relativa sicurezza porta decine di migliaia di persone in fuga dai conflitti del Congo, del Ciad, della Repubblica Centrafricana e della Nigeria a trovare rifugio in Camerun. Anche se all’apparenza terra stabile e sicura, in Camerun il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, rendendo così molto difficile l’aiuto ai rifugiati che cercano di ricostruire le loro vite nella nuova terra. Va anche ricordato che a livello mondiale l’Africa subsahariana è tra le zone più colpite dall’HIV e dall’AIDS con una popolazione infetta che tocca punte superiori al 60%. In particolare in Camerun “la maladie” (come viene chiamato l’AIDS, la “malattia” per antonomasia) riguarda oltre 600.000 persone e ne falcia ogni anno circa 40.000, tra cui molti bambini. Cosa fa CamToMe Onlus. CamToMe Onlus è una piccola ONG di Milano specializzata nell’aiuto ai “più poveri dei poveri”, come senzatetto, carcerati e malati di AIDS, in Camerun, Cambogia e Perù. CamToMe opera in Camerun da circa dieci anni e in particolare dal 2006 è presente a Djamboutou, nella periferia di Garoua, una delle principali città del Nord Camerun, con la forza, determinazione, coraggio e passione di Gabriella Lorenzi, responsabile di una serie di progetti come: Lotta all’AIDS, Promozione Donna, Dignità&Solidarietà, Senzatetto. Il viaggio. Nel gennaio 2013 un gruppo di medici e infermieri dell’Ospedale San Paolo di Milano partono per organizzare un seminario sull’Aids per gli infermieri di Garoua, in Nord Camerun. A quel gruppo si aggiungono Stefania Boiano e Giuliano Gaia per fotografare e filmare le attività di CamToMe. Quel viaggio di reportage si è subito rivelato un’esperienza umana profonda, di quelle che lasciano una traccia indelebile negli occhi e nello stomaco. Le attività quotidiane di Gabriella e del suo staff camerunese, sono state la porta verso la conoscenza di un mondo duro, crudo, fatto di lotta quotidiana per la vita, per l’essenziale, per le cose più semplici che non possono essere date per scontato: un bicchiere d’acqua, un po’ di latte per un bambino, un’aspirina per una febbre troppo alta… Camminando tra quelle storie, volti, sguardi, cattivi odori e polvere, una cosa è stata subito evidente; nonostante la povertà e la dura lotta per la vita, c’è dignità e fierezza in quegli sguardi, una luce che eleva le loro anime. Tornati in Italia, durante l’editing dei video per CamToMe, è emerso che quei volti avevano una forza tale da poter essere una mostra fotografica, che avrebbe raccontato le attività di CamToMe almeno quanto i video, mostrando i veri protagonisti dei loro progetti: madri educatrici nei villaggi, bambini salvati dall’Aids, uomini dalla ritrovata dignità. La poesia antica dei loro sguardi e dei loro gesti racconta la fierezza di chi pur avendo alle spalle storie drammatiche, non se ne è lasciato piegare: in loro la vita è stata più forte di tutto, e per questo hanno molto da insegnarci. Chi è Stefania Boiano. Stefania Boiano è visual designer, pittrice e fotografa. Grazie alla magica invenzione di Internet riesce ad essere contemporaneamente a Londra dove dirige lo studio di comunicazione digitale InvisibleStudio, ed è assistente di illustrazione al Central Saint Martins, e Milano, dove ha fondato e segue uno spazio dedicato ai giovani artisti, Art in the City, e ha creato dal 2007 Leonardoamilano.com, un progetto di visite guidate ed eventi legati a Leonardo da Vinci. Quando non è impegnata nel teletrasporto tra Milano e Londra, Stefania tenta di cogliere l’essenza della realtà che la circonda con l’acquerello, l’olio o una macchina fotografica. Per contribuire al progetto. Se si vuole contribuire ai progetti di CamToMe, tutte le foto in mostra sono in vendita al prezzo di 40 euro l’una con passpartout. Il ricavato, tolte le spese, andrà interamente al progetto “Lotta all’AIDS” di CamToMe onlus in Nord Camerun.
“Sono nato nel febbraio del 1933, un mese dopo che Hitler era salito al potere. Quando iniziavo la prima elementare il mondo entrava nella II guerra mondiale. Poi è successo di tutto. Difficile districarsi fra tanta follia anche perchè, tranne poche eccezioni, tutto era considerato più o meno normale. Comunque, anche se un po’ ammaccato, sono arrivato fino ad oggi e anche se, come si vede dai miei teatrini, ho capito poco di questo mondo, é stato molto bello così.” Autobiografia minima di Guido Zanoletti
Macchine da sogni Di Giulia Cocchella. Immaginate un foglio bianco, poco più grande di una cartolina. Immaginate di disegnare sulla sua superficie una serie di solidi geometrici, ciascuno con le superfici sue proprie, tanto che non è più possibile, a un certo punto, distinguere se ciò che state immaginando è a due o tre dimensioni. Ora fate un piccolo taglio e aprite una porta nel foglio (sì, una porta). La porta si spalanca su uno spazio che prima non potevate vedere, che prima non c’era. E ha inizio la storia. “La porta si spalanca su uno spazio che prima non potevate vedere, che prima non c’era. E ha inizio la storia.” Nascono così i Teatri di Guido Zanoletti, come un’evoluzione, un ampliamento delle sue opere geometriche. Guido, oltre alla carta, utilizza la fotografia, rielaborata, il legno in tavolette sottili per costruire lo spazio scenico e in fogli sottilissimi per sostenere gli astanti. Il risultato sono dei microcosmi, ciascuno con una storia fatta di ricordi di viaggio, momenti tra amici, scene di film, scatti rubati su un treno o all’inaugurazione di una mostra, accostati tra loro, racconta l’artista, quasi senza pensare. Eppure da questa assenza di intenzione iniziale nasce un senso, uno e centomila, uno per ogni persona che guarda e si lascia cadere in questi mondi, pervasi di inquietudine ma anche di ironia. I Teatri (ciascuna tavola chiusa in una busta di plastica) sono quasi come i mattoni in casa Zanoletti, la occupano, la strutturano, tanto che a portarne via qualcuno per metterlo in mostra hai paura di toccare la chiave di volta. Sono impilati l’uno sull’altro a formare colonne, a occupare tavoli, a seguire il profilo dei muri: pagine tridimensionali di diario, ma un diario collettivo, universale, mai soltanto personale. Un diario che scrive ogni giorno, mi racconta la moglie dell’artista, o meglio ogni sera, quando a fine giornata Guido si mette al tavolo a lavorare al suo Teatro quotidiano. Mentre le guardo, e le guardo ancora, penso che queste opere funzionano come macchine di sogni, perché generano storie utilizzando simboli, associazioni inconsce, perché come nei sogni tutto è possibile, persino sedersi al bar con noi stessi. “Queste opere funzionano come macchine di sogni, perché generano storie utilizzando simboli, associazioni inconsce” Ci sono anche dei personaggi ricorrenti, li riconosco da una tavola all’altra: chi sono? Come mai a loro è lecito spostarsi tra i teatri? A volte sono solo ombre identiche, che abitano spazi diversi. Uscita dall’ultimo Teatro, risalita in superficie dal punto di fuga sino al primo piano, chiudo la porta di carta alle mie spalle. Scompaiono tutti gli astanti (li sento ancora parlare là dietro, ma non li vedo più). Rimane davanti a me un foglio la cui superficie è perturbata dal disegno di un cubo che sembra venir fuori. Poi nemmeno più quello: resta il foglio bianco, poco più grande di una cartolina. — Leggi anche “Di cosa siamo fatti”, l’articolo di Emilia Marasco sulla poetica di Guido Zanoletti. Vai all’evento sull’inaugurazione della mostra dedicata all’opera di Zanoletti.