Oroscopo Letterario 2020 – Toro

Undici tra scrittrici, scrittori e amici vicini a Officina Letteraria hanno redatto per noi l’Oroscopo Letterario del 2020, fornendo consigli di scrittura e lettura per tutti i tipi zodiacali. Toro. Di Emilia Marasco. Gli anni facili in assoluto non esistono. Voi, nati sotto il segno del Toro, concreti e poco inclini a coltivare illusioni, lo sapete. Con la concretezza e la solidità che vi contraddistinguono, ai sogni preferite i progetti che, a dire il vero, contengono il sogno e lo strutturano. Il 2020 forse non sarà sempre facile ma sarà un anno di buon raccolto, l’anno giusto per impiantare un nuovo progetto. Voi che amate scrivere lo fate con tenacia e metodo, preferite pensare alla scrittura come a un artigianato piuttosto che a un’arte, assegnate importanza al momento dell’eliminazione del superfluo tanto quanto al momento creativo. Scrivere è come fare il pane, bisogna sapere quando smettere di impastare. Regalatevi Ad occhi aperti ( Bompiani) il libro di conversazioni tra Matthieu Galey e Marguerite Yourcenar. Leggetelo a inizio anno, poi dedicatevi al vostro progetto di scrittura, con metodo e anche con qualche libertà, il 2020 è l’anno perfetto per sperimentarsi fuori dai soliti schemi. Emilia Marasco autrice di “Ti racconto com’ero” ( Il canneto editore). – >>> Leggi gli oroscopi degli altri segni zodiacali.

Oroscopo Letterario 2020 – Ariete

Undici tra scrittrici, scrittori e amici vicini a Officina Letteraria hanno redatto per noi l’Oroscopo Letterario del 2020, fornendo consigli di scrittura e lettura per tutti i tipi zodiacali. Ariete. Di Manuela Romeo. Farete i conti con la vostra irruenza, scrittrici e scrittori dell’ariete, e imparerete a vostre spese che l’audacia non sempre ripaga. Uno scrittore valido deve dar prova di coraggio – e Marte è sempre con voi – ma l’irrazionalità e l’impulsività che caratterizzano il vostro segno potrebbero condurvi a idee narrative iperboliche e fuori luogo. La vostra natura competitiva e il desiderio di dimostrare quanto siete talentuosi potranno invece giovarvi se vi prefisserete ambiziosi e seri obiettivi, come la partecipazione a concorsi letterari o l’iscrizione ai proficui Laboratori di Officina Letteraria. Per una volta siate costanti e metodici, non abbiate fretta, scendete a patti con la saggezza. Imparate dall’amico toro, grazie al suo esempio troverete la vostra voce. Un signor testo, come dice il buon vecchio King, è il risultato di ripensamenti, riscritture, revisioni di revisioni. Non accontentatevi delle vostre indubbie capacità e del vostro innato slancio, andate ancora oltre e abbandonatevi ai dolci e malinconici tormenti dello scrittore consapevole. Leggetevi con pazienza e cura On writing. Manuela Romeo autrice di “Neve che non dimentica” (ed. Pentagora). – >>> Leggi gli oroscopi degli altri segni zodiacali.

abitare il mondo

Abitare il Mondo

Un laboratorio di narrazione, una storia che deve ancora nascere ha bisogno di suggestioni e domande. Ecco alcune delle suggestioni introdotte da Paola Pietronave nel Laboratorio che Officina Letteraria ha tenuto per le insegnanti delle Scuole dell’infanzia del Comune di Genova. — Abitare il Mondo. di Paola Pietronave. Se dovessi immaginare un pianeta straniero come lo immagineresti? Immagina una scatola di legno, all’interno una superficie di sabbia o di terra. Cosa ci metteresti sopra, dentro e sotto? E tutt’intorno? Ci abiterebbe qualcuno? Se sì, dove e come? Case di mattoni, cemento o igloo? Ci sarebbe la nebbia? Il mare? Il sole? La grandine e il caldo afoso? Lo smog? Ci sarebbero abitanti? Come sarebbero? Animali? Umani? La pelle di quanti colori sarebbe? Si potrebbe cambiare a seconda dell’umore? Esisterebbe la pelle? Ci sarebbero i libri? Che lingua si parlerebbe? Quali sono le parole a cui sei più affezionato e che non vorresti andassero perse? E i rumori? Qual è il primo rumore che hai sentito? E l’ultimo, quello che hai sentito poco fa? Ci sarebbero cose da mangiare? E da bere? E la notte esisterebbe? Sì? E la notte, quando tutto diventa buio, cosa farebbero le persone? Ci sarebbe il mare? E i giochi? Se dovessi infilare la punta del tuo dito nella sabbia o nella terra dentro alla scatola di legno, e dovessi disegnare il pianeta che ti immagini… …cosa immagini? L’idea del laboratorio nasce dalla parola chiave (ripetuta abbondantemente) IMMAGINAZIONE e nasce dall’idea di voler usare la fantasia dei bambini per immaginare un pianeta nuovo attraverso i loro occhi. Cosa è davvero importante per un bambino? Si potrebbe creare un archivio di immagini per immaginare questo pianeta e poi immaginare delle storie a partire dagli elementi trovati (in un certo senso simile alla valigia del fotografo), ma con un tema preciso, che può avere molti aspetti interessanti, legati sia a nati per leggere che intercultura, che una tematica ambientale su cui sensibilizzare (che brutta parola, va beh) i bambini… Si può immaginare una casa, gli arredi, i cibi, i giochi… attingendo alla realtà senza rimanerci ancorati.

perche scrivo

Perché scrivo?

Di Elisabetta Marasco. Circa un anno fa ho lanciato la proposta di un gruppo di incontro che si raccontasse e confrontasse sulle motivazioni della scrittura. Dovevano essere inizialmente tre incontri, andammo avanti fino a giugno. Ci siam rivisti a settembre… Rilancio così quest’anno l’iniziativa, per un nuovo gruppo, che si porrà nuovi interrogativi e nuove scoperte. Perché scrivo? Chi frequenta Officina Letteraria sa che da questa domanda inizia il percorso di consapevolezza e di formazione dell’allievo/scrittore. Tanto che Officina stessa custodisce gelosamente le risposte, e l’alternanza e la riproposizione della risposta e della domanda ai singoli allievi vanno a costituire dei punti di passaggio nel percorso formativo. Dietro a questo piccolo interrogativo (solo due parole!) si ingarbuglia, dipana e articola una infinita varietà di scelte, bisogni, aspettative, competenze, capacità, emozioni, pensieri, azioni, memorie, punti di vista, moltiplicate per tutte le persone, differenti per età, vissuti, esperienze che si trovano a frequentare un luogo (in questo caso lo spazio di via Cairoli) accomunate dal desiderio di alimentare, far crescere e dare spazio all’esperienza della scrittura. Il gruppo di incontro. Curiosamente anche per coltivare una pratica intima come la scrittura siamo istintivamente portati a cercare un luogo di formazione, non solo per apprendere, ma per condividere, perché nella specificità dell’aula l’esperienza del gruppo ha rimandi significativi per i singoli. Ma allora, mi viene da pensare, se questo spazio di confronto e condivisione ha una sua valenza può anche avere un suo luogo. Un suo orario. Un suo gruppo, che non ha bisogno dei criteri legittimi della formazione, ma nel quale si possono incontrare le persone che frequentano i corsi da anni, come i nuovi arrivati, chi frequenta i laboratori e chi il corso sul romanzo, chi ha già un libro nel cassetto, chi si sorprende ogni volta che gli esce una frase dalla penna. Anche persone che non si sono mai avvicinate ad Officina, com’è in parte accaduto dello scorso anno. Chi sono. Mi chiamo Elisabetta Marasco, e propongo un gruppo a tema dal titolo Perché scrivo? dove incontreremo gli altri, e forse anche un po’ noi stessi. Sono un counselor a mediazione corporea e collaboro ormai da qualche anno con Officina Letteraria. Partendo dal lavoro delle Classi di esercizi di Bioenergetica, ho intrapreso un percorso di ricerca sul processo creativo come opportunità per muovere energie, porci in una migliore connessione con noi stessi, migliorando così la qualità di vita, per noi, in relazione con gli altri e di conseguenza con un impatto positivo sulla società, aspetto da non trascurare. Come partecipare ai gruppi di incontro. La partecipazione al gruppo a tema Perché scrivo? richiede alcune semplici norme di cortesia: puntualità, riservatezza, e nei limiti del possibile volontà di presenziare agli incontri. Si svolgerà il martedì sera alle 20:30, due volte al mese, ha una durata di due ore complessive e ha bisogno di un numero minimo di 6 partecipanti. 
Occorre iscriversi entro una settimana dall’inizio, contattando il numero 338 4478930. Il primo incontro sarà Martedì 5 Marzo alle ore 20:30 presso Officina Letteraria, via Cairoli interno 4. Servirà al solito anche da orientamento e conoscenza per chi partecipa, e per stabilire il grado di interesse. Per informazioni: + 39 338 44 78 930 Io ci credo un sacco. Spero anche voi.

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I 7 finalisti del concorso “Scrivere apre i corsi” 2018

Dopo aver letto i numerosi racconti arrivati, Officina Letteraria è lieta di annunciare i 7 finalisti che si contenderanno il premio del concorso “Scrivere apre i corsi”. La commissione dei docenti di Officina Letteraria, presieduta dalla coordinatrice dei laboratori Ester Armanino, ha selezionato i seguenti racconti: I finalisti Ecco i finalisti del concorso, in ordine alfabetico: Annalisa Aiello Anna Caruccio Silvia Casaccio Giovannamaria Daccà Silvia Fanti Manuel Masia Maurilio Tavormina I racconti posso essere letti cliccando sul link di ogni nominativo. Potrai votare il tuo racconto preferito fino alle 24:00 di domenica 23 settembre 2018; potrai anche votare più di un racconto, ma ogni racconto potrà essere votato una volta sola. L’autore del racconto che riceverà più voti entro il termine previsto vincerà l’iscrizione gratuita al laboratorio di scrittura La grammatica delle storie. Buona lettura! Leggi tutti i racconti.

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Scrivere apre i corsi! – Concorso letterario di Officina Letteraria

Scrivere apre i corsi! Concorso di scrittura per vincere il laboratorio di 1° livello di Officina Letteraria L’immagine Scrivere vuol dire tradurre ciò che vediamo in parole, fare risuonare gli stessi sentimenti che proviamo noi in chi ci legge. Questo è lo spirito con cui Officina Letteraria indice il contest “Scrivere apre i corsi!”. I nostri corsi e laboratori, quest’anno, nascono sotto lo slogan “Scrivere apre i porti”, rappresentato dall’evocativa illustrazione di Nicola Magrin. Per noi, l’immagine dell’aria che circola tra le pennellate acquose, lo sguardo che spazia lontano da un punto alto, rappresentano un punto di vista che va oltre la ristrettezza di vedute, quello di chi scrive storie. Ma dietro un’immagine, ci sono mille significati e interpretazioni. Ti chiediamo perciò di scrivere un racconto ispirato alla nostra immagine. Il contest Scrivi un racconto ispirato all’illustrazione di Nicola Magrin “Scrivere apre i porti”. Il racconto deve essere di massimo 2.000 battute, spazi inclusi (leggi qui come controllare il numero di battute del tuo racconto). L’autore del racconto giudicato migliore, dai docenti di Officina Letteraria e poi dai voti del pubblico, vincerà l’iscrizione gratuita al laboratorio di 1° livello “La grammatica delle storie”, tenuto da Emilia Marasco. Come si vince? I racconti che partecipano al concorso verranno letti dalla giuria composta dai docenti di Officina Letteraria. I 7 racconti che verranno giudicati migliori, accederanno alla seconda fase. Durante la seconda fase, i racconti verranno pubblicato sul sito di Officina Letteraria e potranno essere votati dai lettori. Il racconto che riceverà più voti entro il termine indicato, sarà il vincitore. Date e modalità di partecipazione Per partecipare: Invia il tuo racconto entro le 24:00 del 7 settembre 2018, via mail all’indirizzo laboratori@officinaletteraria.com. Il racconto deve essere in formato word (.doc), .rtf,  o pdf (non protetto da copia), di massimo 2.000 battute spazi inclusi. Il 10 settembre 2018, verranno resi noti i 7 racconti selezionati dalla giuria. I racconti saranno pubblicati sul sito di Officina Letteraria. I racconti in gara potranno essere votati fino alle 24:00 del 23 settembre 2018. Per ricevere più voti, potrai condividere il tuo racconto su Facebook, Twitter, Instagram o chiamare i tuoi amici e parenti uno per uno. I voti verranno raccolti direttamente sul sito di Officina Letteraria. Allo scoccare della mezzanotte del 23 settembre 2018, verranno contati i voti dei 7 racconti in gara. Il 25 settembre 2018, durante la presentazione dei laboratori a Officina Letteraria, verrà reso noto il racconto che ha ricevuto più voti. Vuoi provare a vincere anche tu l’iscrizione gratuita al laboratorio di 1° livello di Officina Letteraria? Invia ora il tuo racconto! [button type=small link_url=”mailto:laboratori@officinaletteraria.com?Subject=Invio racconto per il concorso Scrivere apre i porti”] INVIA IL TUO RACCONTO [/button]

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Intervista a Nicola Magrin – Come accogliere l’imprevisto

Nicola Magrin ha realizzato per Officina Letteraria l’immagine del manifesto promozionale dei laboratori 2018/19, Scrivere apre i porti. Pittore di Monza, conosciuto anche nell’editoria per le sue evocative copertine tra cui Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi), l’opera di Primo Levi (Einaudi) e di Tiziano Terzani (TEA), è coautore di Il Cane, il Lupo e Dio con Folco Terzani (Longanesi) e la sua ultima mostra La traccia del racconto, attualmente in corso, è ospitata dal Centro Saint-Bénin di Aosta. Acquerellando uomini e donne in cammino, la montagna e i suoi abitanti, fino alle recentissime balene, Nicola Magrin accoglie l’imprevisto tipico di questa tecnica e dà forma a idee trasparenti, corpo alla luce, mescolando colori raffinati ed essenziali in uno stile del tutto personale e riconoscibile. Gli abbiamo fatto alcune domande. Nicola Magrin: accogliere l’imprevisto L’acquerello non puoi sempre controllarlo, devi lasciarlo camminare, devi affidarti. Occorre aprirsi per diventare liberi da paure e pregiudizi. Come hai interpretato lo spunto Scrivere apre i porti? Negli ultimi anni i miei acquerelli sembrano voler tracciare una mappa di emozioni date da esperienze a stretto contatto con la natura. Una sorta di diario dove le immagini prendono il posto delle parole per suggerire o svelare le tappe di un cammino, di una crescita personale.  È come se quest’acqua sporca seguisse l’avanzare dei miei pensieri. Bagno la carta, creo miscugli di colori in ciotole per la colazione e, a un certo punto, nel momento in cui adagio il pennello sulla superficie so che l’avventura ha inizio perché l’acquerello non puoi sempre controllarlo, devi lasciarlo camminare, devi affidarti. Occorre aprirsi per diventare liberi da paure e pregiudizi. Penso che se si vive insieme a tanti libri non si sarà mai soli, si potrà essere solitari, ma non soli. I libri ispirano il tuo lavoro? Hai degli autori di riferimento? Penso che se si vive insieme a tanti libri non si sarà mai soli, si potrà essere solitari, ma non soli. E penso che l’età migliore per crearsi dei maestri sia da bambini, quando si ha un bagaglio emozionale e culturale ancora leggero e non appesantito dagli studi, dai consigli degli amici, degli adulti. I primi acquerelli che ricordo di aver visto sono stati quelli di Pinin Carpi, di Paul Klee e di Hugo Pratt. Esistono nella mia libreria degli autori ai quali sono particolarmente affezionato, rileggere le loro parole a volte mi aiuta a focalizzare meglio un’idea, un’immagine. Penso a Mario Rigoni Stern, Ernest Hemingway, Thomas Merton, Maxence Fermine, Chaim Potok, Lalla Romano e Hugo Pratt. Come nasce una tua copertina? Dopo aver saputo il titolo del libro e letto una breve sinossi, mi lascio guidare dal mio istinto creando tre immagini che possano soddisfare il gusto mio, dell’editore e dell’autore. I miei strumenti di lavoro sono carta Arches 300 gr, un pennello cinese, tre ciotole che riempio con un colore più o meno diluito e un bel secchio di acqua freschissima. Nessuno schizzo preparatorio ma solo la volontà di collegare mente-cuore-mano e far scivolare così il pennello sulla carta… che forse diventerà una nuova copertina. Grazie, Nicola Magrin. E a voi, quale storia ispira l’immagine del manifesto? Scrivetela in 2000 battute per vincere l’iscrizione al nostro laboratorio di 1° livello La grammatica delle storie. Qui il regolamento del concorso.

Scrivere apre i porti - immagine

Perché scrivere apre i porti?

Officina Letteraria è un laboratorio, lo abbiamo sempre detto. Per scrivere non occorre solo la famosa cassetta degli attrezzi ma occorre vivere, stare nel mondo, osservare, percepire, sentire. Scrivere significa essere coscienti dei diversi punti di vista e poi sceglierne uno. Perché Scrivere apre i porti di Emilia Marasco ed Ester Armanino Le isole più piccole possono nascere in una notte e sparire in una notte. Laggiù, sotto il mare, tutte le terre emerse s’incontrano. Siri Ranva Hjelm Jacobsen, Isola Scrivere significa sperimentare che le storie possono cambiare corso, che si può azzardare, che quello che sembra impossibile può realizzarsi. Vuol dire sperimentare il coraggio, saper stare molto vicini al dolore. Scrivere offre la possibilità di vivere molte vite. È fare spazio a noi stessi e agli altri e capire che lo spazio non è qualcosa di rigido, ma di modellabile e adattabile. Ecco perché scrivere apre i porti. Perché il porto è e deve rimanere il luogo dell’approdo e della sosta, lo spazio dell’incontro e dello scambio. In cui fermarsi per poi ripartire, a cui fare ritorno. Di spostamenti è fatta la storia dell’umanità e di viaggi reali o immaginari è fatta la narrazione. Gli altri portano storie che ci permettono di capire meglio anche la nostra storia. Questo difficile momento di attualità impone di scegliere un punto di vista. Ecco, noi gente di scrittura, come la gente di mare, lo abbiamo scelto: Scrivere apre i porti. Abbiamo anche un’immagine di forte ispirazione che rappresenta questa scelta: l’aria che circola tra le pennellate acquose di Nicola Magrin, lo sguardo che spazia lontano da un punto alto, un punto di vista che va oltre la ristrettezza di vedute e che è quello di chi scrive storie, di chi guarda a ciò che accade senza timori e si dispone alla ricezione mentre il vento diventa forma, creatura alata, e porta in dono il pensiero libero.

Gruppo di incontro “Perché scrivo?”

Perché scrivo? Chi frequenta Officina Letteraria sa che da questa domanda inizia il percorso di consapevolezza e di formazione dell’allievo/scrittore. Tanto che Officina stessa custodisce gelosamente le risposte, e l’alternanza e la riproposizione della risposta e della domanda ai singoli allievi vanno a costituire dei punti di passaggio nel percorso formativo. Il “Perché scrivo” quindi non è solo un simpatico tormentone, o un’etichetta dallo sfondo arancione, che introduce e promuove l’ immagine e l’attività di Officina Letteraria. Dietro a questa piccola domanda (solo due parole e un punto interrogativo) si ingarbuglia, dipana e articola una infinita varietà di scelte, bisogni, aspettative, competenze, capacità, emozioni, pensieri, azioni, memorie, punti di vista, moltiplicate per tutte le persone, differenti per età, vissuti, esperienze che si trovano a frequentare un luogo (in questo caso lo spazio di via Cairoli) accomunate dal desiderio di alimentare e far crescere e dare spazio all’esperienza della scrittura. Il gruppo di incontro Curiosamente anche per coltivare una pratica intima come la scrittura siamo istintivamente portati a cercare un luogo di formazione, non solo per apprendere, ma per condividere, perché nella specificità dell’aula l’esperienza del gruppo ha rimandi significativi per i singoli. Ma allora, mi viene da pensare, se questo spazio di confronto e condivisione ha una sua valenza può anche avere un suo luogo. Un suo orario. Un suo gruppo, che non ha bisogno dei criteri legittimi della formazione, ma nel quale si possono incontrare le persone che frequentano i corsi da anni, come i nuovi arrivati, chi frequenta i laboratori e chi il corso sul romanzo, chi ha già un libro nel cassetto e si è disegnato già la copertina, chi si sorprende ogni volta che gli esce una frase dalla penna. Chi sono? Mi chiamo Elisabetta Marasco, e sto proponendo un gruppo di incontro dal titolo “ Perché scrivo?”. Un gruppo dove incontreremo gli altri, e forse anche un po’ noi stessi. Punti di incontro, spunti creativi, punti critici, punti di vista. Sono un counselor a mediazione corporea e collaboro da un paio di anni con Officina Letteraria. Partendo dal lavoro delle Classi di esercizi di Bioenergetica, ho intrapreso un percorso di ricerca sul processo creativo come opportunità per muovere energie, porci in una migliore connessione con noi stessi, migliorando così la qualità di vita, per noi e in relazione con gli altri e di conseguenza con un impatto positivo sulla società, aspetto da non trascurare. Come partecipare ai gruppi di incontro La partecipazione al gruppo a tema “Perché scrivo?” è gratuita; unico pagamento richiesto è la quota associativa di 5€ all’associazione Officina Letteraria, che avrà validità fino al 30 settembre dell’anno in corso (quindi che varrà una volta per tutti gli incontri a cui si partecipa). Gli incontri si svolgeranno il martedì sera dalle 20:30 alle 22:30, e hanno bisogno di un numero minimo di 6 partecipanti. Occorre iscriversi entro una settimana dall’inizio. [button type=small link_url=”mailto:iscrizioni@officinaletteraria.com?Subject=Iscrizione Gruppo di incontro perché scrivo”] Prenota il tuo posto al prossimo incontro[/button] Per informazioni e quant’altro questo il mio numero 338 4478930. Io ci credo un sacco. Spero anche voi. Elisabetta Marasco

Un natale pieno di storie

A Natale regala un laboratorio di scrittura!

Questo Natale, diciamo basta al solito libro acquistato all’ultimo minuto, al romanzo preso su Amazon che chissà-se-arriverà-in-tempo; basta alle domande tipo “cosa regalo a uno che legge tanto?”, oppure “ma questo l’avrà già letto?”, “è uscito un nuovo capitolo della Ferrante?”. Questo Natale, regala al tuo amico, fidanzata, compagno, marito, mamma, parente, pronipote, figlia e figlio quello che ha sempre sognato: un laboratorio di scrittura per ampliare la sua tecnica, esercitarsi in compagnia, e avere finalmente il dono più prezioso, il tempo per la sua passione! I laboratori di scrittura da regalare a Natale Ti proponiamo un elenco di laboratori di scrittura che puoi regalare al tuo creativo preferito. Sono laboratori brevi, che non richiederanno un impegno troppo lungo nel tempo; e soprattutto iniziano tutti dopo le feste, quindi non c’è pericolo che coincidano con gli ultimi giorni di ferie. “La mia storia” – laboratorio di scrittura autobiografica con Elena Mearini. 3 incontri, 18 ore, 300€. “La mia storia a Sori” – laboratorio di scrittura autobiografica con Elena Mearini e scrittori esordienti, presso la biblioteca civica di Sori. 7 incontri, 18 ore, 190€. “Dallo scrittore all’editore” – come pubblicare al meglio il romanzo che abbiamo nel cassetto. 7 incontri, 43 ore, 550€. “L’allenamento” – per coinvolgere il corpo nel processo creativo. 4 incontri, 16 ore, 250€. “Verso la terra incognita” – laboratorio di scrittura erotica con Pier Franco Brandimarte. Domenica 4 febbraio 2018, 6 ore, 90€. “Officina ragazzi a Sori” – laboratorio di scrittura per ragazzi dai 12 ai 16 anni. 10 incontri, 15 ore, 170€. “Le storie dentro le immagini” – scrivere racconti ispirati alle opere d’arte con Emilia Marasco. 6 incontri, 12 ore, 150€ (tariffa promozionale natalizia!). “Narrare la città vecchia e le sue storie” – scrivere di Genova e dei suoi vicoli, laboratorio “on the road” con Laura Gugliemi. Domenica 13 maggio 2018. 6 ore, 70€ (tariffa promozionale natalizia!). “Sua maestà la trama!” – come si costruisce una buona trama, a partire da un fatto realmente accaduto, con Sara Rattaro. Domenica 25 marzo 2018. 6 ore, 90€. Ma non finisce qui! Puoi scegliere di regalare un buono di importo libero, che potrà essere speso per qualunque attività di Officina Letteraria fino al 31 dicembre 2018. Per informazioni e pacchetti regalo, scrivi a: comunicazione@officinaletteraria.com  

scena della doccia di Psycho di Hitchcock

“Piano Americano” di Antonio Paolacci

Antonio Paolacci è uno scrittore che, insieme ad altre cose, è anche docente per i corsi di Officina Letteraria (vedi “I ferri del mestiere” o “Una stanza tutta per sé”). Era da un po’ che non scriveva un romanzo: ci ha provato, ha scritto, ha cestinato migliaia di caratteri, ha riscritto. Poi ha deciso che basta, non avrebbe scritto più niente. Ed è lì che è nato “Piano Americano”, il suo ultimo romanzo-non-romanzo. Ce ne parla Valentina. Piano americano di Antonio Paolacci recensione di Valentina Morelli Matrioska. La bambola più piccola, quella da cui nasce tutto, è un romanzo. Si intitola Piano Americano, è un “libro divertente (…), sorretto da un plot decisamente inverosimile, con tratti di realismo magico e palate di metanarrazione.” Il cuore della bambola più piccola, il cuore del romanzo, è un video, un super8, il cui protagonista, Jakob Goliacci, ha due caratteristiche parecchio bizzarre. La prima: è semi-invisibile, ma non nel senso che è mezzo trasparente e che gli vedi attraverso. Jakob è anonimo al punto che ti dimentichi della sua presenza. Jakob rimane sul limitare della coscienza. Jakob passeggia sul bordo dell’oblio e se ne va, ed è come se non fosse mai venuto. A meno che non lo fotografi, o lo filmi: a quel punto sì che appare, a quel punto sì che entra prepotente nell’occhio di bue della consapevolezza, e quello che vedi ti sconcerta anche di più della sua evanescenza: Jakob è la copia esatta, ma più giovane, di un vecchio imprenditore e politico detto il Nano da giardino, il Puttaniere, il Merda o, anche, Eliogabalo, come l’imperatore romano morto a diciott’anni per abbuffata di perversioni. È Gaetano, il protagonista di Piano Americano, che per caso ferma Jakob sulla pellicola e lo scopre; è Gaetano che, insieme ai suoi amici, inventa un piano per sfruttare la straordinaria somiglianza dando il via a un circo narrativo costruito su situazioni surreali e comiche. Il giorno in cui smetto di scrivere per sempre è una tiepida domenica di metà maggio. Attorno al video di Jakob danzano tutti i personaggi: Gaetano, i suoi amici, i Servizi Segreti, Jakob stesso. A raccogliere il circo, la bambola media della Matrioska, ovvero le vicende di Antonio Paolacci Personaggio, autore del romanzo Piano Americano, che racconta di quando, di come e del perché ha finito con l’arrendersi, col decidere di non scriverlo più quel romanzo surreale e divertente con cui avrebbe voluto “sfondare il muro della narrazione consueta.” Avrebbe dovuto essere il mio lavoro migliore, il più estremo: l’ultima scommessa che mi sarei concesso, l’ultima volta che avrei puntato sulla letteratura. Se fosse andata bene, avrei espresso me stesso con inventiva sfrenata, fregandomene dei vincoli imposti dall’editoria contemporanea, dalle leggi di mercato, dagli ottusi sostenitori della ripetizione. Antonio Paolacci Personaggio, sul punto di diventare padre, si guarda allo specchio – letteralmente e metaforicamente – e decide che non ne vale la pena. La scrittura non mi porta più da nessuna parte, la vita fuori dalle pagine scritte invece sì. Ho pubblicato libri e racconti ed è stato sempre squallido confrontare la fatica del lavoro con il suo valore oggettivo, con il mondo esterno, con l’editoria da prodotto di massa, con il pubblico e la stampa. Stavo viaggiando in direzione dello spreco. Stavo lavorando da anni a un romanzo per niente: anni di lavoro che avrei lanciato ancora una volta nel vuoto pneumatico della comunicazione contemporanea. Attorno ad Antonio Paolacci Personaggio, che racconta del rifiuto da parte di editori e agenti che, pur apprezzando l’intelligenza del suo lavoro, non possono sostenerlo perché di sicuro indigesto per un pubblico abituato a storie ordinarie, c’è la terza bambola della Matrioska, la più grande, quella che avvolge tutto: è Piano Americano, il libro di Antonio Paolacci Autore, che disubbidisce alle regole, che osa, che punta sulla letteratura. La scrittura è per noialtri un’ossessione, un vizio, una condanna, una necessità e un nemico, come il tennis per Agassi. (…) Ogni riga che componiamo è un rovescio a due mani che ci dona stilettate di sofferenza e però continua a tenerci in gioco. (…) Ogni sera andiamo a letto chiedendoci se non dovremmo mollare e addio dolore, ma sappiamo che non lo faremo, che ci sveglieremo sul pavimento anche domattina con la schiena maciullata dalla nostra stessa stramaledetta ostinazione da grulli e torneremo sul campo da gioco, a rispedire dall’altra parte inutili parole all’Avversario, finché il tempo ci consentirà di farlo. Alla fine degli anni Cinquanta, Alfred Hitchcock, già re di Hollywood, decide di girare e produrre Psycho da solo: il film infrange ogni regola e tutti – produttori, critici, amici – sono convinti che non possa funzionare, che Hitchcock si debba attenere a ciò che il pubblico vuole, a ciò cui il pubblico è abituato. Ma Hitchcock sfida Hollywood, rompe gli schemi, va avanti convinto. Antonio Paolacci Autore, come Hitchcock, disubbidisce a chi crede di sapere cosa piace al pubblico, si esprime con inventiva sfrenata, fregandosene dei vincoli imposti dall’editoria contemporanea, dalle leggi di mercato, dagli ottusi sostenitori della ripetizione e scrive un libro tutt’altro che ordinario, un libro che non potrebbe essere più lontano da quanto il pubblico è abituato a leggere. Nel 1960 Psycho ha un successo fragoroso, è il maggior successo commerciale di Hitchcock, e la scena della doccia, simbolo della rottura, diventa la scena più famosa della storia del cinema. Nel momento in cui scrivo, Piano Americano, il libro di Antonio Paolacci a un mese dall’uscita, è già in ristampa.

Loro chi? – I cinque finalisti

  Partendo dallo stesso incipit, regalato a Officina Letteraria da Marco Peano, 78 scrittori si sono cimentati in storie tutt’altro che simili. 78 racconti sviluppati in una forma brevissima (appena 2.000 caratteri), ognuno con lo stesso inizio, ma con un finale diverso e sorprendente. Sveliamo ora i cinque finalisti che potranno contendersi l’iscrizione gratuita al laboratorio di 1° livello “La grammatica delle storie”. La cinquina finalista del concorso “Loro chi?”   Questi sono gli autori e i racconti finalisti (in ordine alfabetico): Nicolella Clizia, Lo scatolone La Rosa Dimitri, Il cappello Profumo Giovanna, Gemelli nella notte Schenone Eva, Dietro la porta Scuto Regina, Il salotto accanto al letto   Sulla pagina Facebook di Officina Letteraria potete trovare i 5 racconti finalisti, che verranno ora sottoposti al giudizio del pubblico tramite un “Mi Piace”. Il racconto che avrà ricevuto più “Mi Piace” alle 12:00 del 24 settembre 2017, verrà giudicato vincitore. L’autore del racconto vincitore avrà diritto all’iscrizione gratuita al Laboratorio di scrittura di I livello “La Grammatica delle Storie”, che inizierà martedì 10 ottobre 2017. Gli altri 4 racconti finalisti avranno diritto al 15% di sconto sulla quota di iscrizione del laboratorio “La Grammatica delle Storie”. Grazie a tutti gli altri partecipanti, speriamo di rivedervi tra le pagine di Officina Letteraria, in altre occasioni! [button type=small link_url=”https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1670055843056506.1073741846.254331254628979&type=1&l=b0d8e301ee”] VOTA IL TUO RACCONTO PREFERITO [/button]     Lo scatolone di Nicolella Clizia Si svegliò al rumore dei passi sulle scale. Il display del cellulare segnava le 4.30 del mattino. Qualcuno si sta avvicinando al suo appartamento le voci bisbiglianti appena trattenute. Non aveva dubbi erano loro. Loro chi? Se senti dei passi alla tua porta nel cuore della notte le possibilità non sono molte: o sono gli alieni, o sono i tuoi figli madidi di droga e di sesso, o sono gli amici per il compleanno. Ma non è il mio compleanno, almeno credo. La luce del cellulare si spense, per un attimo silenzio, quel rumore incollato alla porta. Riprese a respirare, riprese anche il tramestio cauto, indecifrabile. Non ho figli, potrei essere ancora io quello che torna a casa carico di droga e di sesso, o almeno una delle due. I figli, il sesso. Invece era venuto via da casa di Chiara seguendo una strada semplice, apri la porta, scendi le scale, mandi un messaggio dal contenuto infame, e via, è fatta: basta discussioni sull’amarsi, la casa la spesa il lavoro la biancheria, cosa conta davvero. Basta sindromi premestruali. Ma adesso in quel buio, alle 4:30 del mattino, con qualcuno alla porta, se non fosse stato solo sarebbe stato diverso. Se lei fosse stata lì sarebbe stato tutto diverso. Invece Chiara era sul pianerottolo. C’è tutto, gli disse facendo l’appello delle sue cose con fare svalutativo: vestiti, libri, cianfrusaglie, macchina fotografica, le nostre fotografie. Ma disse nostre al rallentatore, mentre gli consegnava il cane al guinzaglio. Aveva molto insistito per un figlio, ma adesso non avrebbe potuto recapitarglielo con la stessa disinvoltura, un figlio. E mentre Giscardo, il boxer, lo sbavava lui fu rianimato da quel millimetro di esitazione, mi ami ancora, dimmi che è vero. Un figlio, adesso. Poi però la sua esaltazione si estinse. Lo scatolone più grande, quello con il computer, fu appoggiato a terra da Rodolfo, il vicino di sotto, fisico nucleare, talento per la musica, umorismo sottile, sguardo bruciante. Voce un po’ tanto nasale, se vogliamo dire tutto. [button type=small link_url=”https://www.facebook.com/OfficinaLetteraria/photos/a.1670055843056506.1073741846.254331254628979/1670056126389811/?type=3&theater”] Vota il racconto di Clizia [/button]   Il cappello di Dimitri La Rosa Si svegliò al rumore dei passi sulle scale. Il display del cellulare segnava le 4:30 del mattino. Qualcuno si stava avvicinando al suo appartamento, le voci bisbiglianti appena trattenute. Non aveva dubbi: erano loro. Ed erano troppo vicini per poter pensare a qualcosa. Serviva tempo. Guardò tra le sbarre della finestra la strada buia. Lanciò due vasi che spaccandosi parvero spari. Lo scricchiolio leggero delle scale lasciò il posto ai tonfi pesanti della discesa frenetica. Aveva pochi minuti. Prese un coltello dalla cucina e cominciò a lanciare per terra i soprammobili, rovesciare sedie e tavoli, per tutta la casa fino ad arrivare al bagno, divenuto tempio della speranza. Si prese a pugni, si strappò i vestiti, diede una testata sulla vasca e si riempì di altri tagli lungo il corpo. Sudato, sporco, strappò la tendina della vasca e se la mise sulle spalle. Infine si trafisse la spalla e poi la gamba. Il sangue bagnava le piastrelle, mentre nascondeva tremante la lama nel sifone. Si inginocchiò proprio nel momento in cui una voce ovattata fuori dalla porta bisbigliava: mettiti quel cazzo di cappello ed entriamo. Prostrato davanti al cesso, infilò la testa nell’acqua, mentre pisciava sangue dalla spalla e attese. Poco. Un calcio sfondò la porta dell’appartamento. Due uomini entrarono. “No, cazzo!” “Cerchiamolo” I passi percorsero velocemente tutto lo spazio della casa. “L’hai trova…?” “Sono arrivati prima loro” alzando la tavoletta dalla sua testa. “E adesso chi lo dice al capo?” “Nessuno. Diciamo che non c’era,” richiudendola “andiamocene.” Aspettando che se ne fossero andati, pochi minuti dopo ritornò alla dignità. Si mise seduto e premendo con degli asciugamani le ferite pensò che doveva solo non morire dissanguato. Con mano inferma, si alzò appoggiandosi al bordo della vasca ed entrò in salotto, ora tempio della presa per il culo, in cui un uomo con la mano sulla maniglia, osservandolo, gli disse: “Ed io che credevo di aver dimenticato solo il cappello.” [button type=small link_url=”https://www.facebook.com/OfficinaLetteraria/photos/a.1670055843056506.1073741846.254331254628979/1670056243056466/?type=3&theater”] Leggi il racconto su Facebook [/button]   Gemelli nella notte di Giovanna Profumo Si svegliò al rumore dei passi sulle scale. Il display del cellulare segnava le 4:30 del mattino. Qualcuno si stava avvicinando al suo appartamento, le voci bisbiglianti appena trattenute. Non aveva dubbi: erano loro. Ferma tra le lenzuola sudate, era così attenta ai rumori da percepire il brusio prodotto dalla fila di formiche che, ne era certa, marciava tra il lavandino e il barattolo del miele. La sua guerra personale la vedeva sconfitta: loro tornavano sempre. Le voci ora erano lì e non sapeva se fingere di dormire o affrontarle. Soffocò un urlo contro

Loro chi? – Vinci un laboratorio di scrittura

Le storie sono la tua passione? Pensi di avere talento nella scrittura e vuoi migliorare la tua tecnica? Pensi di non averne, ma vorresti cimentarti con la grammatica della narrazione? La scuola di scrittura creativa Officina Letteraria lancia il concorso per vincere il Laboratorio di I livello “La Grammatica delle Storie”, tenuto dalla scrittrice Ester Armanino e arricchito da seminari specifici sul mondo della narrativa. “Loro chi?” – Il concorso Per poter provare a vincere il Laboratorio di scrittura di I livello, ti basta scrivere un racconto di 2.000 battute (spazi inclusi), partendo dall’incipit che ci è stato regalato dallo scrittore Marco Peano. L’incipit Ecco l’incipit da cui dovrai partire per scrivere il tuo racconto! Si svegliò al rumore dei passi sulle scale. Il display del cellulare segnava le 4:30 del mattino. Qualcuno si stava avvicinando al suo appartamento, le voci bisbiglianti appena trattenute. Non aveva dubbi: erano loro. Nota bene: il racconto dovrà includere l’incipit riportato di sopra, e l’incipit dovrà essere calcolato nel limite delle 2.000 battute (spazi inclusi). Come inviare il racconto Invia il tuo racconto (in formato .doc, .docx o .rtf) all’indirizzo laboratori@officinaletteraria.com, specificando nell’oggetto “Racconto per vincere il laboratorio di scrittura” e nel corpo della mail il vostro nome e cognome con la dicitura “Autorizzo Officina Letteraria a pubblicare sui suoi canali di comunicazione il racconto in allegato, di cui sono l’autore, nel caso in cui rientrasse tra i 5 finalisti”. Scadenze e date Il racconto va inviato via mail entro e non oltre le 24:00 del 10 settembre 2017; i racconti inviati oltre questo orario, non verranno presi in considerazione per il concorso. Martedì 12 settembre, in occasione dell’Open Day di Officina Letteraria, verranno annunciati 5 finalisti, selezionati dalla giuria composta dai maestri della scuola di scrittura. Finalisti I 5 racconti finalisti verranno pubblicati sulla pagina Facebook di Officina Letteraria, e su questo sito web. I racconti verranno giudicati dal pubblico tramite un “Mi Piace”. Il racconto che avrà ricevuto più “Mi Piace” alle 12:00 del 24 settembre 2017, verrà giudicato vincitore. L’autore del racconto vincitore avrà diritto all’iscrizione gratuita al Laboratorio di scrittura di I livello “La Grammatica delle Storie”, che inizierà martedì 10 ottobre 2017. Gli altri 4 racconti finalisti avranno diritto al 15% di sconto sulla quota di iscrizione del laboratorio “La Grammatica delle Storie”. Ora non vi resta che scrivere! [button type=small link_url=”mailto:laboratori@officinaletteraria.com?Subject=Invio racconto per concorso Loro Chi”] INVIA IL TUO RACCONTO [/button] Marco Peano è nato a Torino nel 1979. Si occupa di narrativa italiana per la casa editrice Einaudi. L’invenzione della madre (minimum fax 2015, premio Volponi Opera Prima, premio Libro dell’Anno di Fahrenheit) è il suo romanzo d’esordio.

C’era una volta: il duemiladiciassette

Siamo arrivati al 2017, e sono cinque anni di Officina Letteraria. Abbiamo festeggiato con 120 soci e due nuove scrittrici esordienti, Clara Negro e Ilaria Scarioni. Clara ha pubblicato con Harper Collins e Ilaria uscirà con un romanzo per Mondadori a fine giugno. Intanto Giulia Cocchella sta per presentare il suo secondo libro per bambini; Andrea Fabiani è un poeta, anzi un poeta performativo, vi consiglio di seguire quello che scrive e fa. Cinzia Pennati ha aperto un blog che si è subito conquistato un pubblico. Anche Manuela Romeo ha pubblicato un romanzo con un piccolo editore ligure e Andrea Contini sta per uscire con una bella storia. Altri sono in lettura presso Editor e agenti. Insomma, c’è movimento. C’era una volta il duemiladiciassette 5 anni di Officina Letteraria di Emilia Marasco Non solo romanzi, anche racconti o fiabe. Sta per uscire il Repertorio dei matti di Genova (Marcos y Marcos) curato da Paolo Nori e scritto da quattordici autori di Officina. In eBook, con Emmabooks, abbiamo la raccolta Oltre le fiabe, una bella antologia realizzata dal laboratorio di Anselmo Roveda, l’autore che dal 2012 cura i nostri laboratori sulla narrativa per l’infanzia e i ragazzi, e Sara Boero. Io e Ester Armanino abbiamo appena terminato il nostro primo laboratorio per un’azienda, Costa Crociere, un’esperienza interessante con un bellissimo gruppo. La condivisione dello spazio di Officina Letteraria con Elisabetta Marasco e le sue classi di bioenergetica ha dato vita a una collaborazione che si è concretizzata nel laboratorio Il diario del corpo, a Sori, condotto insieme a Eugenio Gardella. La scrittura è anche corpo, energia, voce. Ne curiamo tutti gli aspetti con l’aiuto di una maestra calligrafa come Francesca Biasetton, di musicisti, performer come Augenblick, di attori come Dario Manera, Pino Petruzzelli, Antonio Zavatteri. La scrittura è anche un territorio di relazioni perciò collaboreremo al progetto MIGRARTI di Suq Genova e abbiamo appena instaurato un’amicizia è una collaborazione con le donne marocchine dell’associazione La Palma. Potrei continuare, ma mi trattengo… Il 6 maggio abbiamo festeggiato con una giornata emozionante che ha dimostrato quello che ho cercato di raccontarvi in questi post di ricordi. Officina Letteraria è una comunità ed è uno spazio di passioni, di sogni e di risultati concreti.

C’era una volta: il duemilasedici

Nel 2016 abbiamo presentato i nostri laboratori al Consiglio di Corso di Laurea in Lettere dell’ Università di Genova ottenendo il riconoscimento come crediti formativi. Forse per questo o forse perché cominciavamo ad essere un po’ più conosciuti, il numero di giovani che si avvicinano a Officina dal 2016 è aumentato in modo significativo. C’era una volta il duemilasedici 5 anni di Officina Letteraria di Emilia Marasco Nel 2016 abbiamo preso la decisione di affidare il laboratorio sul romanzo, il nostro terzo livello, quasi esclusivamente a editor, riservando agli scrittori il racconto di un’esperienza, i suggerimenti personali. Abbiamo individuato una guida del laboratorio, Antonio Paolacci, abbiamo mantenuto il contributo prezioso di Laura Bosio e abbiamo cominciato una prima collaborazione con Angela Rastelli, editor Einaudi. Laura Bosio è diventata una colonna portante della nostra scuola; tutte le persone di Officina che hanno pubblicato l’hanno avuta come maestra o l’hanno scelta come tutor. Nel 2016 è nata una collaborazione con la Biblioteca comunale di Sori e con Valeria D’Agata. Il laboratorio di Sori Apprendista scrittore ha avuto subito un gruppo di entusiasti e fedelissimi raccontatori di storie. Il laboratorio estivo ad Apricale è stato un divertente gioco letterario al quale hanno partecipato una decina di persone di varia provenienza, non solo dalla Liguria. Come sempre abbiamo lavorato nell’Atelier A e siamo stati ispirati dalla particolare atmosfera del paese. Nel 2016 è uscito il romanzo di Eugenio Gardella, Sei sempre stato qui (Frassinelli). Nel 2016 è nata Edicolibro, punto di scambio libri ma anche scambio di idee, luogo di reading e di socialità, in piazza della Meridiana. Dieci associazioni e diversi volontari ne garantiscono l’apertura.