Di Angela Tenca.
8:30 cancello di casa, doppio arcobaleno come ad Apricale tanti anni fa.
Un laboratorio di Officina Letteraria è uno dei pochi motivi al mondo per cui non mi pesa svegliarmi presto.
Come dice quella frase che si trova spesso su Instagram, whatsapp e quant’altro? It’s a good day to be a good day? È un buon giorno per essere un buon giorno.
È stato un buon giorno.
Un laboratorio di Officina Letteraria è garanzia di passare una giornata di bellezza e creatività.
Gli stimoli di Emilia e Ester riescono a rimettere in moto i neuroni più pigri, come i miei. È come prendere un integratore per il cervello, ti arricchisce.
A Palazzo Ducale tra tuoni, fulmini e saette (arcobaleni inutili) abbiamo parlato di spazi, di Perec, della sua pagina bianca, del letto, della camera. Dal piccolo al grande.
Di Manzoni dal ramo del lago di Como alla barchetta. Dal grande al piccolo.
Di pavimenti e di soffitti, delle complicate, ipnotizzanti geometrie di Escher. Le sue opere risvegliano immagini nella memoria perché da qualche parte la gente della mia età le ha già viste. In un gioco da bambini, nelle piastrelle delle case dei nostri nonni, in qualche pubblicità, su una maglietta, qualcosa ritorna, è conosciuto.
Gli esercizi originali e a volte bizzarri scatenano la nostra fantasia, è divertente ascoltarsi e sentire in quanti abbiamo pensato la stessa cosa, o la stessa cosa in maniera differente.
Tante pizze e piastrelle bianche e nere oggi e anche sonno, botte di sonno in macchina, a tavola, sul treno.
È il secondo laboratorio dopo l’interruzione causa Covid ed è una gioia.
Capriole di gioia.
Mi sentivo orfana, c’era un vuoto. Officina fa parte della mia vita da quando è nata, è stata casa e rifugio, senza ero orfana. La sede non c’era più, i laboratori sospesi.
Ho continuato a vedere e sentire le compagne di corsi e le maestre, non ci siamo perse ma un laboratorio è un’altra cosa. Non è prendere un aperitivo e fare quattro chiacchiere tra amiche o fare una video chiamata. È giocare con le parole sotto una guida sapiente, è sentirti libera di scrivere quello che ti va e sapere che qualcuno ascolterà senza giudicare.
Quando Officina ha chiuso la sede ho sentito di perdere un pezzo importante della mia vita. Ora lo sto ritrovando, parola dopo parola, esercizio dopo esercizio.
Prospettiva di una storia era il titolo del laboratorio di oggi e l’abbinamento con la mostra di Escher non poteva essere più indovinato.
L’ultimo esercizio era sullo spazio nei sogni, le case che sogniamo e nella realtà non esistono, stanze in più misteriose, porte che si aprono su paesaggi da incubo, strade che portano dove le macchine non possono arrivare e macchine che volano, soffitte a cielo aperto, campi blu e cieli gialli. Io sogno tanti spazi felici per nuovi laboratori di Officina.