Grete e Anne
di Patrizia Minetto
Il Dr. Franz mi deve parlare. Me lo ha mandato a dire da mia madre. E’ più di un medico per noi, un amico, una persona cara. Ha detto che deve parlarmi di una cosa molto importante che riguarda Anne. Ma non so niente di più. Anne è una bambina malata. Ora ha sei anni. Ha un gigantismo cerebrale, così mi dicono. E’ nata grande, troppo grande, con la testa enorme. Non sapevo come fare. Piangevo, piangevo, la guardavo e pensavo che era mostruosa. La baciavo sulla fronte per calmare il suo e il mio pianto. Non ha fatto tutto quello che fanno i bambini della sua età e mai ci riuscirà. Anche Franz me lo ha detto. È ritardata. Poverina. Forse ci sarà qualche notizia per me. Ci spero, ho sentito dire che sono stati aperti dei nuovi centri che studiano le malattie genetiche. La medicina sta facendo passi da gigante. Che emozione! Anche la mia piccola Anne forse è stata scelta per partecipare a questi studi nuovi. Me ne ha parlato la mamma di Frederick, Frieda. Anche lei ha un bambino malato. Ha una malattia diversa da quella di Anne ma anche lui non parla, non capisce proprio tutto. Anche lui, dice Frieda, ha una malattia ereditaria. Mi sono documentata e ho letto che c’è un nuovo filone di studi chiamato eugenetica che si interessa proprio alle malattie ereditarie e che illustri medici incaricati da Hitler in persona, stanno studiando nuove cure. Chissà se anche Anne è stata scelta.
Frieda ha acconsentito alla somministrazione di queste nuove cure per suo figlio e mi ha raccontato che sono pericolose. Mi farò spiegare bene dal Dr. Franz quali sono i rischi. Anche un piccolo miglioramento sarebbe meraviglioso per Anne. Piccola mia, la immagino magari giocare con gli altri bambini. Un sogno! Frieda va a trovare Frederick ogni volta che può e so che le è dura stare lontano da lui. Non so se potrei stare lontana da Anne, non ci siamo mai separate, ha bisogno di me. Qualche giorno fa Frieda mi ha detto che Frederick è stato trasferito. Ora è in un altro centro più lontano. L’ho vista molto triste. Mi ha detto che le avevano scritto una lettera ma che ancora non le sapevano dire dove si trovava. La lontananza si può superare se la speranza di una vita migliore per tuo figlio esiste. Sì, posso farcela anche se dovessimo vederci poco per qualche tempo. E poi andrei a trovarla anche fosse in un ospedale più lontano. Sono tanti i bambini che sono stati scelti per ricevere queste nuove cure ma per ora non tutti. Mentre cammino penso a come starei senza Anne e quanta paura se dovesse capitarle qualcosa. Addirittura morire. Mi hanno detto che con queste cure i bambini possono morire. A volte gli devono fare anche una dieta particolare, chiamata dieta E . non so di cosa si tratta ma so che fa parte di questi nuovi metodi che la medicina sta sperimentando.
Mentre uso la parola sperimentando mi sento male. Penso che nessun bambino neppure il più malato possa essere trattato come una cavia ma poi penso che tutte le cure nuove, proprio come i vaccini, possono essere pericolosi e all’inizio vengono sperimentati, Si, speriamo che ci sia una speranza anche per Anne. Cammino verso casa e il mio passo, non so perché, sta accelerando e così anche il battito del mio cuore. Il passo si sta trasformando in una corsa. Un brivido mi percorre. Avvicinandomi a casa sento mia madre, mio marito, sento le loro voci. Sono per strada fuori dalla porta. Intravedo le loro sagome ma non vedo quella di Anne. Dov’è ? il cuore in gola, corro sempre più veloce. Anne. L’hanno portata via. Non l’ho salutata, non ho firmato niente. Un foglietto nelle mani di mia madre con il nome dell’ospedale dove la porteranno. Non ho scelto. Non avevo deciso. Volevo sapere. Non avevo deciso. Perdonami bambina mia. Ti troverò. Perdonami .