Diario dei laboratori di Silvia Conte
Officina è tornata. Ha trovato un nuovo spazio temporaneo, che è subito diventato un luogo, caldo di sole e di affetto, in cui è risultato naturale scrivere in presenza dopo tanto tempo di distanza, in cui si è creato un cerchio delle storie da condividere e da regalare agli altri. I nostri “semi” sono stati piantati e ognuno è tornato a casa con un pezzetto di Officina Letteraria in un vasetto che conteneva non solo dei veri semi di veri fiori, ma le parole che ci siamo donati. Ma sono partita dalla fine.
Un quartiere, Castelletto, custodisce un giardino segreto, celato alla vista dei più distratti. In questo giardino di serre, una è stata restaurata e adibita a spazio sociale, questo luogo ha protetto per un’intera giornata le nostre storie, tra il grigio chiaro del cemento, l’antracite della struttura e il giallo limone delle sedie. Intorno a noi tante piante grasse, capperi che spuntano dai muretti a secco, alberi di varie grandezze e specie, peperoncini, pomodorini e verze appena nate. E erbacce. E zanzare. Ma anche farfalle e libellule.
Storie? Fotografie dall’interno, uno scrigno che si apre, infinite possibilità, percorsi, ascolto relazionale, ipotesi e desideri sotto falso nome, istruzioni per l’uso, immergersi, immedesimarsi, confronto, incontro, qualcosa che non vediamo con gli occhi, nutrimento e cura, stare con sé stessi, un cerchio in cui troviamo quello che stavamo cercando. E noi giardinieri delle nostre storie, un’ intera giornata a spargere semi che faranno fiorire racconti, o solo frasi o anche niente, magari il nostro seme germoglierà nel giardino di qualcun altro. Ci siamo regalati parole e spezzoni di vite e di idee. A ben pensarci ogni scrittore ci regala un seme con un libro e noi leggendolo lo trasformiamo, lo facciamo nostro, lo viviamo, lo ripiantiamo, facciamo una talea.
Insomma, io sabato mattina sono partita da casa con, nel naso, l’odore della matita appena temperata, come una scolaretta felice al suo primo giorno di scuola, con il quaderno nuovo e la borraccia con l’acqua, il cestino con la merenda, quello no, non lo avevo. Ma lo stupore era autentico, una bambina che entra in un luogo speciale, in una fiaba che ha come protagonista il giardino delle idee.