Le rane raccontano

Lena Mohler

Avevamo cercato dappertutto. Nei carugi, nelle case e anche nel Castello della lucertola.

La cosa strana, era che la rete fosse ancora intatta. Niente danni. Niente strappi da dove avesse potuto fuggire.

Dopo un bel po’  di tempo arrivò una bella cartolina dall’estero. Il disegno delicato assomigliava alla contessa di Apricale. Però non c’era scritto niente.

Anni dopo, seguì una seconda cartolina. Anche quella volta senza scrittura. Vedendo la foto si capì come fosse fuggita un tempo; attraverso il tombino. Non si era mai più lasciata vedere ad Apricale, la rana che diventò una contessa. Le rane però ne cantano ogni sera.

 

Una bambina ad Apricale

Già da piccola mi sentivo una principessa, bella come la contessa di Apricale.

Adoravo stare sotto una rete appogiata vicino alla piazza tra I carugi.

Da lì, nascosta dal mondo, potevo studiare la vita del paese sensa essere vista da nessuno.

Ogni tanto mi lasciavo risucchiare dalla vortice che c’era sotto di me. Non era un vortice vero, ma il disegno di un mosaico. Per me diventava realtà e di là immaginavo di viaggiare in tutto il mondo.

Oggi sono cresciuta e faccio I viaggi, di cui ho sognato da bambina. Però non sono sicura se I viaggi di una volta, sognati sotto la rete, risucchiata dalla vortice, non fossero I più belli.

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