Monet è passato di qui?
di Alessandra Agostini
Partenza, ci sono riuscita, finalmente ! Ci sono voluti due anni di lavoro ai fianchi, di organizzazione logistica occulta, marito convinto, spesa fatta, casa in ordine perfetto, il mio bisogno di controllo assoluto sulle cose soddisfatto.
Nell’animo pero’ e’ tutto un casino, si, proprio un casino, non c’e’ termine piu’ adatto. Non so cosa mi aspetta ma sono come attirata da una calamita gigante.
Arrivo. Caldo insopportabile, pochi pensieri coerenti, un’atmosfera d’altri tempi, case appese alla collina, vicoli che, in confronto, quelli di Genova sono autostrade, una fontana che, oltre a promettermi acqua fresca, mi incute un timore che non capisco; forse qualcosa dovuto alla sua storia antica, medioevale.
E si, il medioevo, qui ad Apricale la fa da padrone e padrone assoluto e’ il castello. Sono sfinita, voglio vedere la mia stanza, il castello dopo.
Solo a guardarlo da fuori mi attira, una specie di Circe, chissa quante persone nei secoli hanno avuto la mia stessa senzazione quasi ingestibile…Che poi a me, ad andare cosi’ indietro nei secoli non piace nemmeno.
Entro, spedita dentro un cortile. Strano, non capisco se sono opere di artisti un po’ eccentrici o cose lasciate li’ a caso: una damigiana spogliata dalla sua parte di vimini, una scala di legno nodoso e vissuto, dei vasi anche belli nella loro quieta semplicita’, delle statue quasi avvolte tutte dalle erbacce, forse contente di passare inosservate.
Dal cortile mi inoltro all’interno quasi senza accorgemene, fino ad un angolo del sottotetto, vedo un un signore con un barba bianca che, se non fosse luglio, potrei scambiarlo per babbo Natale, e penso anche che sono un po’ stordita dal dal viaggio e dalla calura per fare queste associazioni.
Questo signore borbotta in francese, sono sicura, e’ l’unica lingua che ho studiato, e sta spostando con un certa energia quattro cavalletti vuoti e ha appoggiato su un lungo tavolo quattro tele coperte da un drappo.
Pittore? Francese? Con la barba? Con un cappotto un po’ retro’ a luglio? Oddio …
Cerco di tradurre quel suo parlare sottovoce perche’ non so bene se sono sul pianeta terra e vorrei capirlo.
Lo sento, sta dicendo: “parbleu, tutto questo tempo a Bordighera, tre` belle, ma qui, un paradiso. Questo castello e’ unico!”.
Scusi signor…Monet ? Forse? Ma cosa dico? Ma cosa sto dicendo ?
Ma come, cosa ci fai lei qui? Perdoni la mia invadenza ma credo di avere qualche problema spazio temporale.
“Guardi, non conosco i suoi problemi, io mi sento in pace con me stesso, mi hanno chiesto di esporre in questo luogo tres fantastique che non conoscevo ed ho solo l’imbarazzo della scelta per posizionare questi miei dipinti su questi quattro cavalletti.”
“Lei cosa dice? Le piacciono queste marine? Dalla vostra riviera ci sono degli scorci impagabili! Se avessi tempo mi fermerei,la veduta dal castello e’ sans egal.”
Me oui, me oui…mi ritrovo all’improvviso a parlare francese da sola in una stanza, peer fortuna vuota. Ho un forte mal di testa ma sto sorridendo: un pittore strafamoso, francese, mi rivolge la parola e chiede proprio a me un parere su quattro suoi capolavori!
Un colpo di caldo, sicuro.