“Fantasma”
di Angela Tenca.
È un’ombra che si avvicina in mezzo ai banchi del mercato, vedo chiaramente una grossa borsa di cuoio, color cuoio, messa a tracolla su spalle robuste e su una giacca rossa. I capelli sono legati con un elastico colorato ma le ciocche più corte scappano ai lati delle orecchie. Piccole, quasi invisibili orecchie dalle quali pendono semplici orecchini di perle a goccia. La mia testa è ovattata come se non sentissi bene. I suoni che mi giungono sono incomprensibili. C’è tanto colore, tanto movimento a terra ma se alzo gli occhi vedo qualcosa che assomiglia alle quinte di un teatro abbandonato. Tutto grigio, tutti i lati uguali e noi, forse, sul palcoscenico.
Sto dormendo? Sto sognando? È tutto surreale. Sono venuta fino qui per rovistare tra vestiti usati e cimeli di eserciti inesistenti? La mia sindrome da shopping compulsivo mi ha portato a questo mercato e ora, come stordita, vedo questa figura che avanza verso di me. È una donna? È straniera? Non è polacca, gesticola con i venditori che non la capiscono e compra, compra e riempie la borsa di cuoio e poi tira fuori un sacchetto e riempie anche quello. Questa bancarella vende grandi specchi. È sola, è arrivata sola, viaggia sola, ha coraggio.
Per un attimo vedo la sua figura sovrapposta alla mia nello specchio, quasi scompare dietro di me.
Ma chi è? Dove va? Ora la seguo, sale sul tram e scende in centro, va a sedersi su una delle famose panchine da cui esce la musica di Chopin. Mi siedo di fronte a lei ma dalla mia panchina la musica non esce. S’incammina per Uliça Krakowskia Predmiescie (via del borgo di Cracovia,dice la guida), si ferma a un angolo ed entra in un bar, Prezekaski Zakaski è scritto sull’insegna ma questo proprio non so cosa vuol dire. Dalla porta esce un forte odore di cibo. La guardo dalla vetrina.
Appoggiata a un bancone semicircolare mangia un piatto con pezzetti di pesce e cipolle e beve da un piccolissimo bicchiere un liquido trasparente. Sorride e soddisfatta continua la sua passeggiata. Non si accorge di me. Io sono stanca, sto per rinunciare ma la curiosità è tanta e proseguo il mio pedinare.
Instancabile arriva alla città vecchia, alla piazza della Sirenetta. All’improvviso si gira, cambia direzione e mi passa accanto senza vedermi, come se io fossi un fantasma. Lei cammina, cammina è quasi buio prende una strada in discesa,attraversa un parco, io mi sento persa non so più dove sono, guardo il nome della via: Uliça Lipowa (via dei tigli), attraversa e varca la soglia di un locale con l’insegna ben comprensibile SAM.
Qui non voglio restare a guardare dalla vetrina, entro e mi siedo. Lei ordina e dopo poco arriva una ciottola piena di un liquido fucsia, domando alla cameriera cos’è? Chlodnik e lo mangio scoprendo una minestra fredda di barbabietole rosse e panna acida. Mangio in fretta perché non voglio perderla. Va a finire che entra nel mio stesso albergo, nella mia stessa stanza e svanisce.
Cosa sono i Racconti di Varsavia.
Maggio 2013. Un gruppo di viaggiatori di Officina Letteraria, insieme a Emilia Marasco e Elena Mearini, vola a Varsavia per fare l’esperienza di un laboratorio di scrittura. Cinque giorni per un racconto ambientato a Varsavia, per misurare la distanza tra la città immaginata e quella reale, per ascoltare storie, immagazzinare impressioni sperando che diventino tracce. Un’esperienza di incontro con Zuzanna Krasnopolska, ricercatrice all’Università di Varsavia del Dipartimento Artes Liberales, con i docenti e soprattutto con gli studenti di Italianistica che hanno organizzato una passeggiata letteraria per Varsavia e hanno scritto il loro racconto in italiano.