Corso introduttivo allo stile, di Giulio Mozzi | Aggettivi e avverbi

Giulio Mozzi, maestro di Officina per il Laboratorio di Stile, ci presenta il suo workshop con quattro interventi introduttivi. Questo è il primo, se non lo aveste ancora letto, e questo il secondo.   “Solo e pensoso i più deserti campi / vo misurando a passi tardi e lenti”. Questo è l’inizio di un famoso (o celebre?) sonetto di Petrarca. Guardiamo gli aggettivi. “Solo e pensoso”: due aggettivi per dire due cose diverse (o distinte?) ma combinate (o intrecciate?), che ci restituiscono un’immagine vivida (o concreta?) del poeta che malinconicamente (o tristemente?) va a spasso in campagna. Ma: “tardi e lenti”: qui la faccenda è diversa (o è un altro paio di maniche?). A meno di essere Usain Bolt o qualcosa del genere, se facciamo passi “tardi” (o tranquilli? magari bradipali?) li facciamo anche “lenti” (o quieti? calmi?). E poi, di quella “lentezza” già avevamo avuto sentore grazie a quel “pensoso” (provate a immaginarvi un Usain Bolt che corre “pensoso” i 100 metri), grazie a quel “vo misurando” che sembra indicare un movimento accurato (o preciso? meditato?) e, appunto, lento: come un compasso (non saranno allora passi compassati?). Non possiamo cavarcela dicendo che Petrarca aveva bisogno di una parola da far rima con “intenti” (“e porto gli occhi verso terra intenti / ove vestigio uman l’arena stampi”): primo, perché Petrarca era fin troppo (o molto? o: mostruosamente) bravo (o abile? avveduto? esperto?), e in un sonetto nel quale aveva scelto la difficile (l’ardua?) rima in :ampi non andava certo (sicuramente?) in panico per una rima in :enti, che ci son parole a bizzeffe (o in abbondanza?); secondo, perché solo riflettendo un poco (o un po’? un pochino?) ci accorgiamo che non solo (o non soltanto?) il significato letterale (o preciso? banale?)delle parole conta, in Petrarca, ma anche – e tanto – il loro suono: allora l’allitterazione in “l” conterà qualcosa, così come quella in “s” nella prima coppia d’aggettivi… Il modo più pratico per capire se un aggettivo va bene è: provare a sostituirlo con un altro, confrontare i significati che così si generano. Idem per gli avverbi (che sono, per così dire, gli “aggettivi dei verbi”). E così si scoprirà anche, magari, che l’aggettivo (o l’avverbio) proprio non serviva. La lezione su aggettivi e avverbi comincerà con alcuni giocosi esercizi e proseguirà con la seriosissima analisi di testi letterari e scientifici; includerà un approfondimento sull’uso dei dizionari (non solo quello tradizionale ma anche quelli dei sinonimi, i dizionari visuali ecc.).