Seminario di sceneggiatura “Come un film”

“Come un film” è un seminario di sceneggiatura tenuto da Federica Pontremoli, autrice cinematografica genovese che ha lavorato tra gli altri con Nanni Moretti, Silvio Soldini, Francesca Comencini, Ferzan Ozpetek, grandi registi che hanno diviso con lei e altri autori il compito di scrivere il testo delle loro opere. Per insegnare questa tecnica sabato 23 gennaio (dalle 10 alle 13, dalle 14,30 alle 17,30) e domenica 24 gennaio 2016 (dalle 9,30 alle 13,30), guiderà gli allievi (minimo 8, massimo 15) in una full immersion su un mondo in cui le parole diventano immagini. Il seminario è organizzato da Officina Letteraria, la scuola di scrittura coordinata da Emilia Marasco che ha sede in via Cairoli 4. Per partecipare il costo è 150 euro. Attualmente Federica Pontremoli sta lavorando alla sua prima serie televisiva, senza tralasciare gli impegni sul grande schermo. Infatti, il 18 febbraio uscirà nelle sale Onda su onda, il nuovo film di Rocco Papaleo che ha scritto la sceneggiatura insieme alla professionista genovese e a Walter Lupo. I protagonisti sono lo stesso Papaleo e Alessandro Gassman. Un nuovo titolo che si aggiunge a film celebri come Il caimano e Habemus Papam di Moretti, Giorni e nuvole di Soldini, Lo spazio bianco di Comencini, Magnifica presenza di Ozpetek. Una cospicua esperienza che viene messa a disposizione di tutti coloro ai quali è capitato di immaginare una storia e di volerla scrivere come un film, ma che non sanno da dove cominciare o vogliono migliorare i loro cimenti, muovendo i personaggi tra scene e azioni da guardare. La scrittura ha regole precise e tecniche differenti adatte a un racconto, un romanzo, una pièce teatrale o un film. L’esperienza della sceneggiatura è una grande risorsa per la narrativa, insegna a costruire i personaggi, a strutturare una storia in modo da tradurla nell’arte centenaria e popolare che è il cinema, pieno di parole che devono essere dette, di gesti che si devono vedere proiettati sullo schermo. Il seminario di Federica Pontremoli a Officina Letteraria, è rivolto a chi scrive racconti e romanzi ai fini di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e a chi vuole avere una prima informazione su come si lavora al testo per un film. «Partendo da una pagina bianca – spiega Federica Pontremoli – ognuno può capire come una storia, annaffiata dalla tecnica che ci metto io, si può trasformare in una sceneggiatura vera e propria con le sue leggi, il suo stile e il suo ritmo».   Dopo la laurea in Lettere Moderne, Federica Pontremoli nel 1993 si è diplomata in Sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo avere girato alcuni corti e videoclip, nel 2001 ha diretto il film Quore. Nel 2003 il suo corto Baci da Varsavia ha vinto il Premio Sacher, tanto apprezzato da Nanni Moretti da chiamarla a fare parte del suo ristretto staff di sceneggiatori. Da quel momento la carriera dell’autrice genovese non si è più fermata.   Quando: sabato 23 e domenica 24 gennaio. Orario: sabato ore 10:00-13:00/14:30-17:30. Domenica: 9:30-13:30. Dove: Officina Letteraria, via Cairoli 4, Genova Costo:150 euro   Informazioni: Officina Letteraria Tel. 010/4551218 info@officinaletteraria.com  

Un'opera di Guido Zanoletti

Macchine da sogni

Macchine da sogni Di Giulia Cocchella. Immaginate un foglio bianco, poco più grande di una cartolina. Immaginate di disegnare sulla sua superficie una serie di solidi geometrici, ciascuno con le superfici sue proprie, tanto che non è più possibile, a un certo punto, distinguere se ciò che state immaginando è a due o tre dimensioni. Ora fate un piccolo taglio e aprite una porta nel foglio (sì, una porta). La porta si spalanca su uno spazio che prima non potevate vedere, che prima non c’era. E ha inizio la storia. “La porta si spalanca su uno spazio che prima non potevate vedere, che prima non c’era. E ha inizio la storia.” Nascono così i Teatri di Guido Zanoletti, come un’evoluzione, un ampliamento delle sue opere geometriche. Guido, oltre alla carta, utilizza la fotografia, rielaborata, il legno in tavolette sottili per costruire lo spazio scenico e in fogli sottilissimi per sostenere gli astanti. Il risultato sono dei microcosmi, ciascuno con una storia fatta di ricordi di viaggio, momenti tra amici, scene di film, scatti rubati su un treno o all’inaugurazione di una mostra, accostati tra loro, racconta l’artista, quasi senza pensare. Eppure da questa assenza di intenzione iniziale nasce un senso, uno e centomila, uno per ogni persona che guarda e si lascia cadere in questi mondi, pervasi di inquietudine ma anche di ironia. I Teatri (ciascuna tavola chiusa in una busta di plastica) sono quasi come i mattoni in casa Zanoletti, la occupano, la strutturano, tanto che a portarne via qualcuno per metterlo in mostra hai paura di toccare la chiave di volta. Sono impilati l’uno sull’altro a formare colonne, a occupare tavoli, a seguire il profilo dei muri: pagine tridimensionali di diario, ma un diario collettivo, universale, mai soltanto personale. Un diario che scrive ogni giorno, mi racconta la moglie dell’artista, o meglio ogni sera, quando a fine giornata Guido si mette al tavolo a lavorare al suo Teatro quotidiano. Mentre le guardo, e le guardo ancora, penso che queste opere funzionano come macchine di sogni, perché generano storie utilizzando simboli, associazioni inconsce, perché come nei sogni tutto è possibile, persino sedersi al bar con noi stessi. “Queste opere funzionano come macchine di sogni, perché generano storie utilizzando simboli, associazioni inconsce” Ci sono anche dei personaggi ricorrenti, li riconosco da una tavola all’altra: chi sono? Come mai a loro è lecito spostarsi tra i teatri? A volte sono solo ombre identiche, che abitano spazi diversi. Uscita dall’ultimo Teatro, risalita in superficie dal punto di fuga sino al primo piano, chiudo la porta di carta alle mie spalle. Scompaiono tutti gli astanti (li sento ancora parlare là dietro, ma non li vedo più). Rimane davanti a me un foglio la cui superficie è perturbata dal disegno di un cubo che sembra venir fuori. Poi nemmeno più quello: resta il foglio bianco, poco più grande di una cartolina. — Leggi anche “Di cosa siamo fatti”, l’articolo di Emilia Marasco sulla poetica di Guido Zanoletti. Vai all’evento sull’inaugurazione della mostra dedicata all’opera di Zanoletti.

Scrivere un corto: Federica Pontremoli svela il suo laboratorio

In questo breve post, Federica Pontremoli svela lo spirito con cui intende condurre Scrivere un corto, il laboratorio sul cortometraggio in partenza il 16 novembre 2013. Piccolo film, grande impresa. di Federica Pontremoli Un cortometraggio è un piccolo film. Ma piccolo non significa facile, anzi. Fare un piccolo film è una grande impresa! E allora partiamo dalle fondamenta dell’impresa: la scrittura. Prenderemo una storia: una storia che avete dentro e che avreste sempre voluto raccontare, una storia che avete sentito da un amico e pensate che sia una buona idea per un film, una storia rubata dai racconti di nonni, zie, figli e nipoti. Oppure una storia che, semplicemente, vi siete inventati. Insieme faremo un percorso per costruire al meglio la struttura di questa storia, scegliere il miglior punto di vista, descrivere i personaggi e creare un copione che possa diventare un grande piccolo film di dieci minuti. Vedremo film lunghi e corti da cui impareremo a riconoscere la buona scrittura al di là delle immagini, inizieremo a scrivere poche righe per distinguere una buona idea da una meno buona. Poi scriveremo sempre più pagine per definire i nostri personaggi, poi scriveremo ancora più pagine per trovare un buon inizio, un buon finale… fino a quando avremo le migliori dieci pagine di sceneggiatura che mai avremmo potuto immaginare di scrivere. Dimentichiamo le definizioni di scuola, corso, seminario, laboratorio… Il nostro sarà un viaggio nel mondo delle idee in cui la scrittura sarà l’ultimo passo di un processo largo, creativo divertente e intelligente. Vai al laboratorio “Scrivere un corto”