Il nostro agente segreto Qfwfq è ancora a caccia di lettori per le strade della città… oggi ne ha incontrati due molto particolari! 1. All’ora di pranzo vado alla Posta, pensando di trovare poca gente. Sbagliato. Prendo il numero e mi metto in coda, cupamente. Non si riesce a riposare davvero in quelle situazioni. Non lo fa nessuno, un po’ per non mancare l’unico, breve, momento giusto, un po’ perché questa storia delle lettere è infernale. Si fa la coda per lettera, non solo per numero. La P di Pacchi rimane sempre indietro e a un certo punto scoppia la polemica. Contro gli addetti, che si dichiarano innocenti perché il computer gestisce la coda così. La ribellione a quel punto è in corso. Seguendo queste vicende, anche per uscirne incolume, solo dopo un po’ mi accorgo che il signore seduto vicino a me sta leggendo. Anziano, certamente in pensione, con le sue mani grandi e consumate tiene in mano un e-reader. Nella destra, fra le dita, spunta il suo biglietto: lettera E. Era già lì al mio arrivo. Chiedo. “Sto leggendo un giallo, il titolo non me lo ricordo”. Controlla: “Il settimo peccatore di Elizabeth Peters. Passo il tempo. Qui si aspetta sempre. Mi porto dietro questo che sta in tasca ed è leggero, sottile. Mi ha già telefonato mia moglie che deve buttare la pasta. Pensa che io qui mi diverta”. Intanto tocca a lui. “Tante cose”, “Arrivederci”. Non avevo mai sentito nominare Elizabeth Peters. È uno dei tanti pseudonimi di una egittologa statunitense, che pubblicava saggi col suo vero nome, Barbara Mertz, e gialli con altri inventati, vincendo il Premio Agatha Christie. Molti sono inediti in Italia. 2. Metà mattina, primo tepore dopo giorni senza tregua. Seduto su una panchina al sole, in una piazzetta della Foce, un signore tiene in mano un libro vecchio dalla copertina rossa. Legge e intanto fuma un sigaro. Incontro rapido. Lui è molto concentrato, io di corsa. “È La tregua di Primo Levi”, mi dice. Lo lascio lì dentro e scappo.
Ritorna il nostro agente Qfwfq! Prima di lasciare spazio alle sue inchieste sui passanti sorpresi con un libro in mano, riportiamo una breve dichiarazione che ha rilasciato alla redazione di Officina per spiegare il suo lavoro: Hai voglia dire: scrivi. E chi ti legge? Officina Letteraria è un posto dove la gente legge e scrive. C’è sempre un motivo per farlo. Ogni tanto le parole diventano libri veri e propri. Non si sa che fine facciano. Se tu pubblichi e qualcuno ti conosce, certo che il libro lo tiene. Ma tutti gli altri? Quelli che per prima cosa di te sanno quello? Non la stretta di mano, non il tuo modo di fare, neppure dove vivi e in fin dei conti chi sei. Le persone che proprio usano un po’ del loro tempo per leggere la tua storia, chi sono? E se non scelgono il tuo libro ma un altro, ci sarà pure un motivo. L’unico modo di saperlo è seguire i libri. Guardare che giri fanno, in che mani sono. Ho deciso di andare in giro e intercettarli. Senza chiedere “che libro hai sul comodino”, perché chi risponde si dà sempre un tono, che dica Kierkegaard o Topolino. No, io li voglio sorprendere mentre leggono per vedere cosa hanno scelto. Perché chi tira fuori un libro in un luogo pubblico, alla vista di tutti, comunque è uno di noi. Uno motivato da qualcosa. Dalla pubblicità, dalla curiosità, dal caso, dal consiglio di un amico, da un obbligo scolastico. Già che ci siamo, controllo anche se legge carta o schermo. Vediamo che coppie si formano tra libri e persone. Tutto il resto è teoria. Vediamo che coppie si formano tra libri e persone. Tutto il resto è teoria. 1) Pochi giorni dopo l’alluvione, salgo su un autobus verso sera. Ancora si pulisce la città, ancora si sente l’odore dell’acqua e della terra sottile che trovi dappertutto. Il 20 è affollato. Sulla piattaforma in fondo c’è un uomo sui 40 anni che legge, in piedi. Un tipo interessante, vestito senza fronzoli, persino rilassato nonostante la postura, le buche e gli ammortizzatori. Continua a leggere anche quando salgono i ragazzi pieni di fango che hanno finito la loro giornata nei negozi e negli scantinati. Una di loro si piazza vicino a lui con la pala bella dritta in mano, oggetto prezioso in quell’emergenza. Non si poteva abbandonare. Si sta stretti ora sull’autobus, ma lui non ha mai staccato gli occhi dalle pagine. Il libro è Caos calmo di Giovanni Veronesi. Gli dico: “Dev’essere avvincente”. Mi risponde: “Abbastanza”, seccato dall’interruzione. Fendo la folla e mi faccio più in là. 2) Al mare d’autunno, in una giornata tersa e calda. L’atmosfera è tutta diversa dall’estate. La gente è più libera perché la spiaggia è libera. Complessivamente, ci si dà anche meno fastidio, non fosse per il cane che continua a selezionare le persone che le piacciono e quelle che non le piacciono. Fra quelle che le piacciono da subito c’è una signora, che stende il suo asciugamano poco lontano, si mette in costume e inizia a leggere. Ha un e-reader, un attrezzo elettronico. Niente carta. È tutta felice di condividere il suo entusiasmo per la saga di Ken Follett, Century Trilogy. Sta leggendo I giorni dell’eternità (1.250 pagine) dopo essersi divorata La caduta dei giganti e L’inverno del mondo. “Li consiglio a tutti”, dice. Spiega che racconta tutto il Novecento vista da cinque punti di vista, cinque famiglie di nazionalità diversa, che quello è l’ultimo volume, che in tutto sono tre e belli spessi. Ma che si leggono di un fiato e si capiscono bene le dinamiche, i pensieri, le vite di chi è nato di qua o di là da un confine. Dice anche che le serve per spiegare meglio a scuola. Una specie di benedizione. Sullo stesso litorale, poco oltre, ma messo molto più al riparo, c’è un signore che legge La lingua del fuoco di Don Winslow. Thriller, molto noir. Dice anche che le serve per spiegare meglio a scuola. Una specie di benedizione. 3) Nella stessa giornata, in due luoghi diversi, ne vedo due molto particolari. Di lettori. Sono fuori della porta di un ufficio pubblico, in coda. Seduti tranquilli. Vicino a me si siede una ragazza che ha voglia di chiacchierare. Io non tanta. Lei fa un controllo incrociato di tutte le carte che deve consegnare, confronta il mio modulo e il suo (che, per la stessa operazione, sono diversi). Sorride molto, è gentile. Io non tanto. A un certo punto si arrende e tira fuori un libro dalla borsa. L’attesa in effetti è lunga. A quel punto io mi interesso e lei non punisce la mia precedente scontrosità. Anzi è tutta contenta di mostrarmi La città di Dio di Louis De Wohl, spiegandomi che è un romanzo su San Benedetto della Croce. Precisa che non è un agiografia, che è divertente. Non riesco a reagire perché San Benedetto in testa ce l’ho, ma il della Croce mi spiazza. Però ora la ragazza è più contenta e intanto è arrivato il mio turno. In tarda mattinata salgo sull’autobus, il 20 e dalle parti dell’Università sale un ragazzo, uno studente evidentemente, con tutto il suo corredo di jeans, maglietta, sneaker non firmate, zaino e cuffiette. Si mette in piedi al centro, dove ci si può appoggiare al corrimano. Non so cosa ascolta, ma legge Gargantua e Pantagruele di François Rabelais, in italiano. Ogni tanto ride e mi fa piacere.
È con grande piacere che vi presentiamo l’ultima novità del blog di Officina Letteraria: il nostro agente segreto Qfwfq. Una misteriosa figura che si aggira per le vie di Genova con l’obiettivo di individuare i lettori tra la folla, prendere nota, e tornare in fretta in redazione a raccontarci le loro abitudini. Se vi riconoscete tra i protagonisti di questa rubrica… probabilmente siete stati pizzicati da Qfwfq! Nessuno sa chi si nasconda dietro a questo pseudonimo ma una cosa è certa: che siate in autobus, in treno o sulla spiaggia non basterà infilare il naso tra le pagine di un libro per nascondervi. Anzi. Qfwfq non aspetta altro… 1. La missione è scovare chi legge. Sono sul 17, direzione Nervi, ancora in centro. Una ragazza sale dove si scende: jeans, cuffiette, zaino con i libri di scuola iniziata da poche settimane. In mano ha Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi. Intonso. Si capisce che lo ha appena ritirato ma non lo ha messo via. Forse vuol dare un’occhiata nel tragitto. Si siede e mi avvicino. Toglie le cuffiette. Si chiama Giorgia, carina, gentile. Porta l’apparecchio per i denti. Mi spiega che lo deve leggere per il liceo e lo ha scelto la prof. Già che le ho rivolto la parola, coglie l’occasione per togliersi il dubbio. Prima mi chiede se l’ho letto e dico sì. Perché la sua paura è che si tratti di un libro “storico”, come dice. “Parla mica di guerra? Perché non mi piacciono.” No, dico, no, è un giornalista che ricorda la sua vita. Un po’ mento. Poi scendo, mentre lei ringrazia sorridendo e pure io. Una signora litiga col libro che si è portata. Legge qualche pagina, lo chiude, va a parlare con un’amica, torna, lo riprende, si addormenta sul lettino 2. Un posto dove si scovano i libri è al mare. Giornata calda d’inizio autunno. Una signora litiga col libro che si è portata. Legge qualche pagina, lo chiude, va a parlare con un’amica, torna, lo riprende, si addormenta sul lettino, va un po’ avanti, arriva la nipote per chiederle se può fare il bagno. Un tormento. Il libro è La cortigiana di Sarah Dunant. La signora – costume intero color tortora e pesca, quasi da piscina – è circa a metà. Le chiedo se è un bel libro. “Non tanto, ma vado avanti perché ormai ce l’ho. Pesantuccio.” La Dunant è una scrittrice inglese e La cortigiana è un romanzo storico ambientato nel Rinascimento, tra Roma e Venezia. La protagonista, Fiammetta Bianchini, nei giorni seguenti il Sacco di Roma viene sfregiata dagli occupanti e fugge a Venezia, dopo avere ingoiato i suoi gioielli più preziosi. Tornando qui e ora sulla spiaggia, quel giorno al mare ci sono altre due persone che leggono. Uno è un uomo sui 40 anni, con la figlia più in là che gioca con le amiche. Lui è proprio immerso ne Il momento è delicato di Niccolò Ammaniti, una raccolta di racconti scritti nell’arco di vent’anni, dal primo durante l’università fino al 2012. Non lo disturbo. Sulla sinistra, altrettanto isolata dal mondo, c’è una signora sui sessanta, in mezzo a un gruppo di amici che si capisce hanno un gran confidenza tra loro. Parlano, scherzano, si prendono in giro, la prendono in giro, la stuzzicano perché non partecipa. Lei, niente. Sta leggendo Una notte all’improvviso di Mary Higgins Clark. Cerco: è un’autrice di best seller americana, definita regina della suspence. Quella storia, in particolare, inizia la vigilia di Natale, sulla Quinta Strada a New York. Un bambino vede il portafoglio cadere dalla tasca di sua madre e una sconosciuta che fulminea lo prende e lo porta via. Il ragazzino la segue e inizia la sua avventura. Bambino per bambino, vorrei riportare l’arrabbiatura di una sorella minore per la maggiore che dalla spiaggia non se ne voleva andare. Le urla: “Ho detto a papà che siete cattive e papà ha detto che ti mette in castigo per 60.000 anni.” Quando si dice un anatema. Ho detto a papà che siete cattive e papà ha detto che ti mette in castigo per 60.000 anni 3. Altro autobus, il 44. Spuntano due libri di grandi dimensioni, belli squadernati nelle mani di chi li ha appena comprati e non vede l’ora di metterci il naso dentro. Ci sono tre persone sedute sulla striscia di sedili in fondo e sono tre donne di generazioni diverse. Potrebbero essere nonna, mamma e figlia. La nonna ha comprato Nuova guida alla Bibbia di Gianfranco Ravasi alla libreria San Paolo. O almeno il sacchetto è quello. Il cardinale, biblista, teologo, offre chiavi di lettura dalla Genesi all’Apocalisse, con mappe, foto, ricostruzioni. Serissimo. La ragazza, sui 13 anni, sfoglia pagina per pagina e le commenta con sua madre. Si tratta di Where We Are. Our band, our story degli One Direction. Glielo devo chiedere, perché non vedo la copertina e non riesco a indovinare. Lei, benevola, mi spiega che “è la band del momento.” Serissima. Prendo atto e mi dileguo.
Scrittori e lettori, libri e memoria. Venerdì 18 apre a Palazzo Ducale di Genova la seconda edizione della rassegna L’altra metà del libro, quest’anno dedicata alla Memoria. Gli scrittori ospiti hanno in comune, con voci diverse e diverse declinazioni, la scelta di raccontare storie personali, famigliari, collettive attraverso le quali si sono confrontati con il passato, con parti di una storia più grande alla quale sentono di appartenere. Non è casuale che un festival con questo tema cominci la stessa settimana in cui a Palazzo Ducale apre il CreamCafè, luogo destinato alla creatività e all’incontro con persone che stanno perdendo o hanno perso la memoria. L’iniziativa è una sfida, si può, sul filo della memoria residua, mantenere in vita storie individuali, famigliari, collettive. I libri servono anche a questo, lo racconterà Alberto Manguel, il curatore del festival, venerdì 18 alle ore 18:00 e lo spiegheranno, con la loro voce e la loro esperienza, Emanuel Carrère, Elizabeth Strout, Melania Mazzucco, Eduardo Galeano, Lilian Thuran. Per chi vuole scrivere. Sarà interessante ascoltare Luca Formenton, editore de Il Saggiatore: sabato 19 alle 11:00 spiegherà come un testo di un autore diventa un libro per i lettori e parlerà della situazione attuale dell’editoria in Italia.