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Intervista a Nicola Magrin – Come accogliere l’imprevisto

Nicola Magrin ha realizzato per Officina Letteraria l’immagine del manifesto promozionale dei laboratori 2018/19, Scrivere apre i porti. Pittore di Monza, conosciuto anche nell’editoria per le sue evocative copertine tra cui Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi), l’opera di Primo Levi (Einaudi) e di Tiziano Terzani (TEA), è coautore di Il Cane, il Lupo e Dio con Folco Terzani (Longanesi) e la sua ultima mostra La traccia del racconto, attualmente in corso, è ospitata dal Centro Saint-Bénin di Aosta. Acquerellando uomini e donne in cammino, la montagna e i suoi abitanti, fino alle recentissime balene, Nicola Magrin accoglie l’imprevisto tipico di questa tecnica e dà forma a idee trasparenti, corpo alla luce, mescolando colori raffinati ed essenziali in uno stile del tutto personale e riconoscibile. Gli abbiamo fatto alcune domande. Nicola Magrin: accogliere l’imprevisto L’acquerello non puoi sempre controllarlo, devi lasciarlo camminare, devi affidarti. Occorre aprirsi per diventare liberi da paure e pregiudizi. Come hai interpretato lo spunto Scrivere apre i porti? Negli ultimi anni i miei acquerelli sembrano voler tracciare una mappa di emozioni date da esperienze a stretto contatto con la natura. Una sorta di diario dove le immagini prendono il posto delle parole per suggerire o svelare le tappe di un cammino, di una crescita personale.  È come se quest’acqua sporca seguisse l’avanzare dei miei pensieri. Bagno la carta, creo miscugli di colori in ciotole per la colazione e, a un certo punto, nel momento in cui adagio il pennello sulla superficie so che l’avventura ha inizio perché l’acquerello non puoi sempre controllarlo, devi lasciarlo camminare, devi affidarti. Occorre aprirsi per diventare liberi da paure e pregiudizi. Penso che se si vive insieme a tanti libri non si sarà mai soli, si potrà essere solitari, ma non soli. I libri ispirano il tuo lavoro? Hai degli autori di riferimento? Penso che se si vive insieme a tanti libri non si sarà mai soli, si potrà essere solitari, ma non soli. E penso che l’età migliore per crearsi dei maestri sia da bambini, quando si ha un bagaglio emozionale e culturale ancora leggero e non appesantito dagli studi, dai consigli degli amici, degli adulti. I primi acquerelli che ricordo di aver visto sono stati quelli di Pinin Carpi, di Paul Klee e di Hugo Pratt. Esistono nella mia libreria degli autori ai quali sono particolarmente affezionato, rileggere le loro parole a volte mi aiuta a focalizzare meglio un’idea, un’immagine. Penso a Mario Rigoni Stern, Ernest Hemingway, Thomas Merton, Maxence Fermine, Chaim Potok, Lalla Romano e Hugo Pratt. Come nasce una tua copertina? Dopo aver saputo il titolo del libro e letto una breve sinossi, mi lascio guidare dal mio istinto creando tre immagini che possano soddisfare il gusto mio, dell’editore e dell’autore. I miei strumenti di lavoro sono carta Arches 300 gr, un pennello cinese, tre ciotole che riempio con un colore più o meno diluito e un bel secchio di acqua freschissima. Nessuno schizzo preparatorio ma solo la volontà di collegare mente-cuore-mano e far scivolare così il pennello sulla carta… che forse diventerà una nuova copertina. Grazie, Nicola Magrin. E a voi, quale storia ispira l’immagine del manifesto? Scrivetela in 2000 battute per vincere l’iscrizione al nostro laboratorio di 1° livello La grammatica delle storie. Qui il regolamento del concorso.